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Eugenio Scalfari, Giorgio Napolitano e l'elogio del "grande Tedesco"

Andrea Tempestini
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Dopo le violentissime polemiche con Carlo De Benedetti, Eugenio Scalfari torna a scrivere. Su Repubblica, si spende sui "rimedi per curarsi dal malanno populista". Insomma, la solita filippica pro-Europa e contro chi, nel centrodestra, l'Europa così com'è la vuole combattere. E Scalfari inizia l'articolo con due citazioni, una delle quali è di Giorgio Napolitano, nel dettaglio l'introduzione a libro di Thomas Mann, Moniti all'Europa. Diceva Napolitano: "Se non si è portatori di visione storica e di strumenti di analisi culturale, di un serio e coerente patrimonio di valori e idealità su cui fondare programmi realistici di governo, la politica si fa asfittica, di corto termine e respiro ed esposta alle degenerazioni, anche in senso morale, del potere quotidiano. La politica - proseguiva Napolitano - mette così a rischio, dice Mann, la sua componente ideale e spirituale, la parte etica e umanamente rispettabile della sua natura, di cui peraltro essa non potrà mai spogliarsi del tutto. In fondo è questo il discorso ben attribuibile al grande Tedesco ed Europeo che ancora oggi onoriamo e che si incentra sulla nobiltà della politica". Nobiltà che però, aggiunge Scalfari, la politica non ha. Resta il fatto che, al resto della mancanza di nobiltà della politica, Scalfari e Napolitano condividono il pensiero sul "grande Tedesco" che "ancora oggi onoriamo". Leggi anche: Vergogna-Napolitano: ecco chi insulta

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