L'Eredità, Flavio Insinna e ciò che non sapete: perché la Rai non lo farà mai fuori
Flavio Insinna si spende, anima e corpo per la solidarietà: ieri era da Airc, oggi al carcere di Pescara, domani su Rai 1 a condurre Prodigi per Unicef. Il conduttore de L' Eredità è dunque preso, anzi presissimo, e non ha certo tempo per rispondere alle domande di noi «miseri» giornalisti, come ci bolla in conferenza il vicedirettore di Rai 1, Claudio Fasulo. Ma procediamo con ordine. Ieri si è svolta a Roma la presentazione stampa di Prodigi: la stessa durante la quale, un anno fa, Insinna aveva aggredito verbalmente il giornalista di TvBlog, Massimo Galanto. Era il suo secondo scivolone dopo i famosi fuori onda di Affari Tuoi. Leggi anche: L'Eredità, l'ombra grillina di Fico su L'Eredità di Insinna: cosa manca a La Ghigliottina Tuttavia sia l' Unicef che Rai 1 decidono di riconfermare il conduttore alla guida del baby-talent, dando prova di fiducia nei suoi confronti. D' altronde Insinna è considerato un fuoriclasse della beneficienza: «È il numero uno delle raccolte fondi», assicura Fabrizio Ferragni, direttore relazioni istituzionali Rai. RECORD NEGATIVO La caratteristica speciale di Insinna è quella di sapere parlare al cuore delle persone: ha una sensibilità straordinaria», gli fa eco Fasulo. Insinna gongola: «Sono il Mastrota della solidarietà». Eppure il clima in sala non era proprio all' insegna dei buoni sentimenti. Tanto per incominciare Insinna ha pensato bene di negarsi alle domande della carta stampata, previste a margine: probabilmente è un modo per evitare altre polemiche visto che con lui L' eredità ha perso per ben due volte la sfida degli ascolti contro Caduta libera di Gerry Scotti, su Canale 5. Dopodiché, per essere sicuro di non essere intercettato da nessuno, a metà presentazione fa per alzarsi dalla sedia comunicando che, con suo sommo dolore, doveva andare in Rai a registrare l' Eredità. A quel punto, alziamo la mano e proviamo comunque a fare una domanda: il tempismo ci aiuta e Insinna si risiede. Non facciamo però in tempo a sillabare che il moderatore, nonché telepate, ci interrompe: «So dove vuoi andare a parare, forse non è il caso che tu faccia la domanda». Resistiamo e andiamo avanti ponendo, peraltro, l' interrogativo più banale del pianeta: chiediamo se, alla luce di queste due difficili stagioni televisive, Insinna consideri la riconferma a Prodigi un atto di fiducia e di stima da parte del servizio pubblico. TIFO DA STADIO «Le vere difficoltà sono quando non hai da mangiare o non hai una casa», esordisce Insinna. Segue tifo da stadio da parte dei sostenitori dell' Unicef presenti in platea. «Se la Rai avesse scelto un altro volto, sarei stato comunque soddisfatto: Prodigi non è un lavoro, è un impegno umano». Altro applauso scrosciante. «Mi spiace, non riesco a darle la risposta che lei vorrebbe sentire», chiosa infine Insinna. Di nuovo: grandi applausi. Insinna esce dalla sala e né lui, né i relatori presenti, si sentono di dover precisare alla platea che non siamo allo stadio. Se rifiutarsi di rispondere è un diritto, trincerarsi dietro il volontariato suona invece come un modo (poco) furbo per sviare la domanda. Non va meglio, comunque, a un collega che chiede come mai si sia scelto di spostare dal sabato al venerdì Prodigi: «Qui si parla di altro», interviene Fasulo. Applausi. «Non siate miseri: promuoviamo una raccolta benefica, non c' è competizione tv». Eppure le interruzioni pubblicitarie, quelle, ci sono sempre... di Francesca D'Angelo