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Dalla Terra dei fuochi eredità 'tossica' ma anche opportunità per la scienza

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Milano, 23 apr. (Adnkronos Salute) - Dal dramma della Terra dei fuochi un'opportunità preziosa per la scienza. I "campi avvelenati" della Campania potrebbero infatti diventare un maxi laboratorio a cielo aperto: il teatro di "un gigantesco esperimento di 'esposomica'" per sviluppare metodi in grado di dimostrare scientificamente i danni prodotti dall'esposizione ambientale a sostanze tossiche, identificando nell'organismo degli abitanti specifici biomarcatori-spia. A lanciare la proposta è la rivista 'Nature', che accende i riflettori sull'emergenza rifiuti nell'area fra Napoli e Caserta dedicando alla Terra dei fuochi un editoriale intitolato 'Un'eredità tossica'. Nel testo, pubblicato oggi online e domani sull'edizione cartacea, la bibbia della scienza sposa un'idea di Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell'Istituto nazionale tumori Pascale: destinare a questi studi i fondi strutturali della Commissione europea destinati alla Campania, pari a quasi 7 miliardi di euro nel periodo 2007-2013. 'Nature' ricostruisce le tappe di una vicenda "taciuta" per anni. "Decenni", scrive, in cui gli abitanti di quella che gli antichi Romani chiamavano "Campania felix" per la sua fertilità "hanno vissuto in cima a un mucchio di rifiuti tossici potenzialmente letali, illegalmente e segretamente scaricati dalla mafia". Una terra dove "il tasso di alcuni tipi di cancro è maggiore, e l'aspettativa di vita minore che in qualunque altra zona d'Italia". Ora che il muro del silenzio è stato rotto e le Istituzioni si stanno occupando dell'emergenza, resta il problema di andare a guardare dentro questa "scatola nera tossica" e accertare il legame causa-effetto fra esposizione ai veleni, malattie e morti. Nature fa sua la domanda di molti biologi: "Questi campi avvelenati potrebbero servire per un gigantesco esperimento di esposomica, nuova scienza che punta a individuare biomarker di una passata o presente esposizione ambientale a sostanze chimiche tossiche?". "La Campania potrebbe essere un campo di studio perfetto per un programma di biomonitoraggio", è convinto Ciliberto, citato nell'editoriale di 'Nature'. E "i precedenti esistono - ricorda la rivista - Uno è la città di Salonicco, nel nord della Grecia, dove i nuovi poveri" figli della crisi economica "hanno iniziato a bruciare biomasse per riscaldare le case, contribuendo allo smog". "Un progetto di ricerca dell'Unione europea abbina regolari analisi degli inquinanti atmosferici con analisi delle urine e del sangue di una coorte di persone, con l'obiettivo di determinare quantitativamente come la loro espressione genica, il metabolismo e il profilo proteico cambiano per effetto degli inquinanti entrati nell'organismo", spiega. "L'Italia, in tempi di austerità - si osserva nell'articolo - ha pochi soldi per la ricerca". Ma Ciliberto ha un suggerimento: "Studi del genere - sostiene il direttore scientifico del Pascale - sono programmi che dovrebbero essere sostenuti dai fondi strutturali che la Commissione europea assegna alla Regione". Per Nature l'esperto "potrebbe avere ragione. Queste sovvenzioni ammontano a un totale di 6,9 miliardi di euro (9,6 miliardi di dollari) per la sola Campania nel 2007-13, e la Commissione incoraggia esplicitamente il loro utilizzo per promuovere la ricerca e la capacità di sviluppo locali. Le assegnazioni della prossima tranche di fondi strutturali all'interno dell'Italia (periodo 2014-20) è ancora in discussione". Ma la linea di 'Nature' è che "l'idea di Ciliberto merita di essere presa in seria considerazione". Perché se è vero che "ora i fuochi si sono spenti, le malattie rimangono e vanno studiate. Anche se i dati finali non dovessero essere risolutivi, ne sarà valsa la pena".

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