La lunga storia del Casale del Torrino a Roma, da anni cittadini in lotta per sottrarlo al degrado
Roma, 24 nov. - (AdnKronos) - Da simbolo di una realtà rurale ormai scomparsa a emblema delle lungaggini burocratiche e dei rimpalli di responsabilità. E' il casale del Torrino Nord, a Roma, una struttura chiusa e in stato di abbandono che da anni i cittadini del quartiere chiedono di poter utilizzare per colmare l'assenza di luoghi di aggregazione, scontrandosi con promesse di bandi e di progetti sempre disattese. La vicenda, però, potrebbe essere a una svolta. “Entro fine anno presenteremo le linee guida in un incontro aperto e sicuramente a inizio 2015 ci sarà il bando pubblico”, annuncia all'Adnkronos Andrea Santoro, presidente del Municipio IX. Il bando, in realtà, Santoro lo aveva già annunciato più di una volta: sarebbe dovuto arrivare entro fine 2013, poi entro settembre 2014. Ma perché tutti questi rinvii? “Semplice: perché il dipartimento Patrimonio del Comune di Roma andrebbe chiuso – risponde Santoro - Per riuscire a individuare le responsabilità legate a questa struttura ci sono voluti mesi. Finalmente abbiamo scoperto che tutta la struttura è stata assegnata al Municipio e quindi sarà il Municipio a fare il bando per quest'area”. Dal 2009 i cittadini e le associazioni del territorio chiedono di poter utilizzare il casale per dare un luogo di aggregazione “a un quartiere che conta 30mila abitanti e che, insieme a Torrino Sud e Decima, arriva a 70mila. Quanto una piccola provincia”, spiega all'Adnkronos Genesio Pino dell'associazione contaminAzioni, che in realtà a un certo punto un risultato lo aveva quasi ottenuto. “All'allora sindaco Alemanno – racconta Pino - chiedemmo di poter utilizzare la struttura per ospitare i bambini bielorussi che l'associazione Ceu, con il progetto 'Mai più Chernobyl', ospita da 11 anni sul territorio. In quell'occasione abbiamo ottenuto finestre e infissi nuovi: un ennesimo spreco di soldi pubblici”. Perché cambia la giunta, il casale resta chiuso e i vandali fanno il resto rompendo le finestre, che non sono mai state utilizzate. Poi una serie di annunci: a marzo 2013, Santoro (all'epoca coordinatore Pd del territorio), in occasione della Giornata internazionale della donna si impegna a destinare il casale all'imprenditoria femminile; a novembre dello stesso anno, il Municipio fa sapere che il bando sarebbe stato pubblicato entro fine anno; a maggio del 2014 il bando non è ancora arrivato, ma il mini-sindaco Santoro annuncia un preventivo per capire quanti soldi servono per riqualificare il Casale e “già a settembre potrebbe partire la procedura pubblica per l'assegnazione e la gestione del bene”. Ora, il nuovo impegno per inizio 2015. “Il problema è sempre lo stesso – spiega Santoro – quando alcune scelte dipendono dall'amministrazione centrale i tempi si allungano clamorosamente. In questi giorni però abbiamo scoperto che l'amministrazione centrale non c'entra niente”. Insomma, che la proprietà è tutta in capo al Municipio che è quindi libero di decidere. Dalle stime effettuate, ammonta a 80mila euro la cifra necessaria per restituire il casale ai cittadini, preoccupati però che questo spazio possa alla fine essere destinato ad attività che nulla hanno a che vedere con le reali esigenze del quartiere. “L'interesse del municipio è di dare questa struttura ai cittadini e non di farci un centro commerciale – rassicura Santoro - Nell'avviso pubblico ci sarà scritto anche che il soggetto proponente dovrà presentare un progetto con le realtà di quartiere. Quindi questi timori i cittadini non li devono avere”. Nelle linee guida “ci dovrà essere una parte 'commerciale' che consenta di tirare fuori i soldi per la ristrutturazione - aggiunge Santoro - ma allo stesso tempo questo sarà un luogo di innovazione e di incontro in cui i giovani che non possono permettersi di pagare mille euro al mese di affitto in un locale commerciale possano fare microimpresa”.