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Associazioni scrivono al Senato: non sciogliete il Corpo Forestale

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Roma, 30 mar. - (AdnKronos) - Contro l'ipotesi di accorpare il Corpo Forestale dello Stato ad altre forze di Polizia, così come previsto dalla proposta di riforma della Pubblica Amministrazione avanzata dal governo e ora all'attenzione del Senato, le associazioni di tutela ambientale hanno inviato una lettera a tutti i Senatori per chiedere di esplorare soluzioni diverse dall'ipotesi di accorpamento della Forestale alla Polizia di Stato. A chiederlo sono Accademia Kronos, Associazione Ambiente e lavoro, Cts, Fai, Fare Verde, Fiab, Green Cross Italia, Greenpeace, Italia Nostra, Lega per l'abolizione della caccia, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness Italia, Pro-Natura, Sigba, Verdi Ambiente e Società, Wwf Italia. Tutte insieme concordano sulla necessità di una riforma, ma che vada verso un rafforzamento delle funzioni oggi in capo alla Forestale. Le associazioni chiedono infatti una riforma che garantisca all'Italia una Polizia Ambientale moderna, in grado di operare in prossimità sui territori ad alta valenza naturalistica con il massimo coinvolgimento delle popolazioni residenti (l'appello di Don Patriciello, il prete della terra dei Fuochi). A preoccupare le associazioni firmatarie è l'intento di procedere a un accorpamento senza l'introduzione di punti fermi che valorizzino al meglio le funzioni e le competenze di salvaguardia delle risorse ambientali, agroalimentari e del rispetto della legalità nei territori rurali e montani, svolte da questa importante istituzione dello Stato. "Il Corpo Forestale, infatti, non è solo un corpo di Polizia - fanno sapere le associazioni - oggi garantisce la gestione diretta di importantissime aree naturali (le Riserve Naturali dello Stato), la prevenzione (come l'antincendio), la ricerca (come le banche dei semi o la riproduzione delle razze equine murgese e maremmano), la collaborazione nella realizzazioni di progetti finanziati (con particolare riguardo ai progetti Life)". Un insieme di attività che non sarebbero giustamente considerate nel provvedimento in votazione al Senato, che rispondono a norme specifiche e sono incongrue rispetto al ruolo della Polizia. Il rischio è il blocco di molte attività - denunciano le associazioni - se non una perdita di servizi o che si debba procedere ad attivare un complesso iter per il trasferimento di questi ad altri soggetti. Molte di queste attività sono inoltre connesse ai Parchi Nazionali, senza che sia possibile a oggi prevederne a questi il trasferimento. Irrisolti, nell'ipotesi di accorpamento, rimarrebbero le questioni legate alla Riserve Naturali dello Stato gestite dal Cfs; al contratto di lavoro di circa 1.300 operai forestali; agli immobili demaniali che il Corpo Forestale gestisce per conto del ministero delle Politiche Agricole, molti dei quali rientrano in aree naturali protette e sono utilizzati dagli Enti gestori in un rapporto di stretta collaborazione. Per le associazioni occorre non disperdere il patrimonio di conoscenza e competenza acquisito negli anni non solo dal Corpo Forestale dello Stato, ma anche da altri soggetti come le Polizie Provinciali che potrebbero rappresentare un'importante risorsa in un quadro di ridefinizione dei compiti di polizia ambientale svolti in modo meritorio da molte Istituzioni ed Enti ma che vanno ricondotti a una strategia unitaria e univoca.

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