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Veicoli a fine vita, la crisi dello smaltimento

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Rimini, 6 nov. - (AdnKronos) - Il boom delle radiazioni per esportazione e il crollo delle materie prime deprimono la filiera dei veicoli a fine vita. La denuncia, lanciata durante un convegno sui veicoli a fine vita promosso nel corso della Fiera Ecomondo a Rimini, è contenuta nella lettera inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai ministri competenti dalle associazioni Ada (Associazione dei demolitori di auto) e Aira (Associazione dei riciclatori di auto) che in Fise Unire (Unione nazionale imprese recupero) rappresentano le più importanti imprese di autodemolizione e gli impianti di frantumazione e recupero dei veicoli giunti a fine vita. Secondo le associazioni "è necessario modificare l'assetto normativo della filiera dei veicoli a fine vita con l'introduzione di concetti fondamentali ed ineludibili come la reimmatricolazione quale condizione obbligatoria affinché un veicolo venga cancellato dal Pubblico registro automobilistico prima di essere esportato, nonché di una stretta tracciabilità dei rifiuti derivanti dal trattamento dei veicoli stessi e di una maggiore qualifica dei soggetti della filiera". In assenza di efficaci interventi normativi, "la nostra filiera e i numerosi poli siderurgici nazionali ad essa connessi sono destinati al collasso”. Il settore è oggi penalizzato principalmente dal brusco calo di valore delle principali materie prime derivanti dal riciclo dei veicoli (-30%), condizione che ostacola la sostenibilità economica della filiera e il già difficile percorso per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva 2000/53/CE, oltre a determinare l'inevitabile chiusura di molte aziende. Tale situazione, sottolineano le associazioni, sta generando fermi produttivi di numerosi poli siderurgici italiani nonché un continuo calo dei prezzi del rottame, producendo enormi difficoltà di molte filiere del recupero in quanto i costi di gestione dei rifiuti superano abbondantemente gli scarsi ricavi. Ad aggravare ulteriormente la situazione c'è poi la costante diminuzione dei veicoli avviati a 'demolizione' contro l'elevata quota dei veicoli 'radiati per esportazione' che negli ultimi quattro anni ha superato complessivamente la cifra di due milioni e mezzo e che nasconde anche profili di illegalità. Non sempre, infatti, il veicolo radiato per esportazione viene reimmatricolato all'estero, in certi casi nemmeno esportato, andando ad eludere la normativa fiscale, di responsabilità civile ed ambientale, oltre a sottrarre grandi quantità di materiale, sia destinato ai centri di demolizione che reimmettono nel mercato ricambi usati, sia centinaia di migliaia di tonnellate di rottami di ferro di cui necessita l'industria siderurgica nazionale e che la stessa è poi obbligata a re-importare da altri Stati. Per questo motivo le Associazioni Ada e Aira sollecitano un repentino ed efficace intervento in materia da parte del Governo.

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