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Sistema Raee, la parola ai produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche

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Roma, 18 feb. - (AdnKronos) - Produttori ancora poco informati, ma 'positivi' sull'argomento. E' in sintesi quanto emerge dall'indagine Ecodom–Ipsos che ha sondato il punto di vista dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sul sistema italiano di gestione dei Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), presentata oggi a Milano. Il primo dato emerso dall'indagine è che nell'87% delle aziende intervistate esiste una figura o un ufficio preposto alla gestione dei Raee: ruolo che scaturisce, da specifica richiesta dell'azienda (nell'82% dei casi) e rientra prevalentemente in ambito amministrativo/commerciale (42%) o interessa il board aziendale (21%). Poco sviluppata, invece, risulta la figura dell'Environmental Manager (3% dei casi). Il Sistema Collettivo di appartenenza è riconosciuto, inoltre, come il principale punto di riferimento per la formazione di questi professionisti (51% delle risposte). Ciò nonostante, 1 intervistato su 4 si dichiara disinformato sul sistema Raee in Italia (28% del campione). Ma indipendentemente dal livello di informazione manifestato, si riscontra una sostanziale positività dei Produttori rispetto ai cambiamenti avvenuti in tema di Raee domestici negli ultimi 5 anni: la pensa così il 64% degli intervistati, contro un 23% che esprime, invece, un giudizio sostanzialmente negativo (percentuale che, tra coloro che si dichiarano poco informati, sale al 30%). Secondo l'opinione di chi valuta positivamente l'evoluzione del sistema Raee in Italia, a determinare questo cambiamento sono: una maggiore sensibilità ambientale dei produttori (32%); una più chiara definizione delle attività e degli obblighi (28%); una più alta consapevolezza dell'importanza che riveste l'ambiente (28%); una più forte sollecitazione da parte della Commissione Europea a considerare il tema ambientale come prioritario (7%) e, infine, un cambio di paradigma che vede i Raee come potenziale risorsa (4%). Di contro, tra le maggiori criticità ci sono la complessità del sistema, la mancata consapevolezza da parte dei consumatori sull'ecocontributo, le insufficienti garanzie di qualità ambientale da parte di alcuni operatori che si occupano del trattamento dei Raee. Nel complesso, per i Produttori di Apparecchiature elettriche ed elettroniche, il sistema di gestione dei Raee domestici in Italia è sufficiente: 6,1 è il voto medio assegnato. Tuttavia, nel confronto con gli altri Paesi dell'Ue, l'Italia risulta essere “in ritardo” per quasi la metà degli intervistati (42%); per il 24% è a pari livello e solo per il 4% è più avanti. L'indagine Ecodom-Ipsos ha cercato di indagare anche sul cosiddetto “disperso” (ossia, il flusso di Raee non intercettato dai Sistemi Collettivi e del quale, quindi, non si ha certezza in merito al corretto smaltimento): la valutazione media degli intervistati è che il peso del sommerso sia pari al 44% del totale dei Raee raccolti in Italia (eppure, secondo una recente ricerca Cwit, i flussi di Raee “dispersi” rappresentano oltre il 70% del totale). La presenza di questo “canale parallelo” comporta, per l'84% del campione, un enorme danno ambientale; per il 16%, invece, si tratta principalmente di un danno economico per l'intera collettività. Ad alimentare il “flusso parallelo” dei Raee sarebbero innanzi tutto gli utilizzatori finali, ignari dei rischi dello scorretto smaltimento (52%), seguiti da enti locali e distributori (26%) e dalle amministrazioni pubbliche (22%). In merito al Decreto Legislativo (49/2014) che ne regola la gestione e recepisce la Direttiva comunitaria del 2012 sul trattamento dei Raee, i Produttori ammettono la propria ignoranza: solo 1 intervistato su 4 (27%) dichiara di conoscere abbastanza o molto bene il testo del Decreto. Dall'indagine è emerso, infine, che tutti i Produttori di elettrodomestici, per aderire ad un Sistema Collettivo, reputano imprescindibili: specializzazione e competenza professionale (62%); garanzie sul corretto trattamento dei Raee (58%); trasparenza nella politica dei prezzi (50%); coerenza dell'operato con la propria mission (44%). Nella scelta del Sistema Collettivo a cui aderire, i Produttori valutano anche l'aspetto dei costi, in particolare la quota associativa (ritenuta l'elemento di costo più importante dal 28,4% del campione) e l'entità dell'ecocontributo (24,6%); seguono i driver di attribuzione dei costi (17,5%), le modalità di pagamento (15,3%) e la puntualità nella fatturazione (14,4%).

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