Cambiamenti climatici, famiglie chiedono giustizia
Roma, 24 mag. - (AdnKronos) - Famiglie che vedono le proprie vite messe a rischio dagli impatti dei cambiamenti climatici, dentro e fuori dall'Europa, hanno adito alla Corte di Giustizia europea contro il Parlamento e il Consiglio europei, per denunciare l'inadeguatezza del target di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030. Tra le famiglie ricorrenti anche quella italiana di Giorgio Elter, che racconterà la sua esperienza e la sua storia il 29 maggio a Torino presso la sede di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta, insieme al vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini e al presidente di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta Fabio Dovana. L'azione legale della famiglia Elter è infatti sostenuta dall'associazione ambientalista, che è membro di Climate Action Network Europe. L'Italia, afferma Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, "sta facendo troppo poco, e troppo lentamente, per ridurre le sue emissioni di CO2, come dimostrano i dati che riportano addirittura un aumento nel settore energetico. Dobbiamo rafforzare l'azione per il clima e innalzare gli obiettivi UE 2030 in coerenza con l'accordo di Parigi. Legambiente sostiene pienamente l'azione legale della famiglia Elter, che può aiutarci a mobilitare i cittadini e a esercitare una crescente pressione sui governi affinché adottino politiche ambiziose in materia di clima ed energia e l'Europa diventi un esempio internazionale”. Le famiglie ricorrenti ritengono che la riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di un minimo del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 sia inadeguato a far fronte alla concreta necessità di prevenire il rischio climatico e insufficiente a proteggere i loro diritti fondamentali di vita, salute, occupazione e proprietà. Esse sostengono che, a fronte di quanto sancito dal diritto europeo e internazionale, questo obiettivo di riduzione sia troppo basso; sottolineano che l'Unione ha il dovere legale di non causare danni e di proteggere i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Nel consentire ulteriori emissioni e non esercitando il proprio potere decisionale al meglio delle possibilità, la Ue sta invece ledendo i loro diritti fondamentali. Chiedono alla Corte di sancire che la questione del cambiamento climatico ricade nella sfera dei diritti umani e che la Ue ha la responsabilità di proteggere i loro diritti, quelli dei loro figli e delle future generazioni. Le famiglie ricorrenti, le cui condizioni di vita sono tra quelle che gli effetti del cambiamento climatico mettono più a rischio, sono: genitori che vivono in piccole isole al largo della costa tedesca del Mare del Nord le cui condizioni di salute, proprietà e occupazione (come l'agricoltura e i servizi turistici) sono e saranno messe in pericolo dall'innalzamento del livello del mare e dalle mareggiate che raggiungono aree più interne; figli e genitori che vivono nel sud della Francia e nel sud del Portogallo le cui condizioni di salute, proprietà e occupazione (come l'agricoltura) sono messe in pericolo da ondate di calore e siccità. E ancora: figli e genitori che vivono sulle Alpi italiane le cui proprietà e opportunità occupazionali (come i servizi turistici) soffrono per l'assenza di neve e di ghiaccio; figli e genitori che vivono nei Carpazi rumeni, i cui mezzi di sostentamento e la cui occupazione tradizionale (come l'agricoltura e la pastorizia) sono messi a repentaglio dalle temperature più elevate e dalla penuria di acqua e figli e genitori che vivono nel Kenya settentrionale, la cui salute e istruzione sono danneggiate da ondate di calore, siccità e desertificazione. Queste famiglie sono accompagnate in questa azione da numerose ONG, da avvocati e scienziati, che credono fermamente che l'Ue possa e debba essere più ambiziosa rispetto al suo obiettivo sul clima al 2030. Sono rappresentate dal professore di diritto tedesco Gerd Winter, dall'avvocato ambientale di Amburgo Roda Verheyen e dall'avvocato londinese Hugo Leith. Gli scienziati del think tank scientifico Climate Analytics forniscono un background scientifico interdisciplinare a questo caso legale per fornire prove chiare di come le famiglie subiscano i cambiamenti climatici e per mostrare che cosa si può fare per ridurre le emissioni oltre l'obiettivo europeo attuale del 40% di riduzione rispetto alle emissioni del 1990 entro il 2030. L'Ong tedesca Protect the Planet sta finanziando tutti i costi legali del caso per evitare che problemi finanziari possano ostacolare l'azione delle famiglie. Can Europa, cui Legambiente aderisce, la più grande coalizione di Ong in Europa impegnata su questioni climatiche ed energetiche, insieme a oltre 150 organizzazioni in 30 paesi europei, in rappresentanza di oltre 1700 Ong, sostiene l'azione delle famiglie ricorrenti e riconosce l'urgenza di agire per proteggere i loro diritti fondamentali. Le Ong di tutta Europa hanno già chiesto obiettivi climatici più elevati al 2030 al fine di mantenere l'aumento della temperatura entro il limite di 1,5°C come stabilito con l'accordo di Parigi. Inoltre, sottolineano l'importanza di questa causa, che ci ricorda l'urgenza di intervenire sull'emergenza climatica e quanto l'obiettivo di limitare l'innalzamento delle temperature entro 1,5°C sia importante per la sopravvivenza delle comunità e degli ecosistemi in tutto il mondo.