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Al via Fiera del Credito nel segno della sostenibilità

AdnKronos
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Roma, 30 mag. (AdnKronos) - Dall'era della condivisione al progetto della sostenibilità: con questa promessa si apre a Milano la seconda edizione di Fiera del Credito, in programma il 12 e il 13 giugno, in viale Monte Rosa 91. Il salone, dal taglio fortemente operativo, riunisce operatori e consumatori, professionisti e utenti, consulenti e fornitori, acquirenti e cedenti di tutta la filiera del credito. Quest'anno sono attesi 2.500 partecipanti con 2 congressi, 50 espositori, 80 relatori in plenaria e nei 24 focus. "È un messaggio di solidarietà e un invito a fare squadra - spiegano Cosimo Cordaro e Marco Recchi, fondatori dell'evento - A maturare una consapevolezza: quella dell'impatto sociale, ambientale ed economico di ogni nostra scelta, che comporta un'assunzione di responsabilità sulle tematiche e sui settori toccati dalle diverse attività di gestione del credito". Tanto la kermesse quanto le considerazioni appena esposte cadono in un momento che, dopo alcuni anni di lievi miglioramenti, registra un peggioramento a livello nazionale nella situazione dei crediti e dei pagamenti. Nei primi cinque mesi dell'anno, infatti, dalla rilevazione di Acmi (Associazione Credit Manager Italia) solo poco più di un terzo delle aziende italiane ha pagato puntualmente alle scadenze dei propri impegni. "Probabilmente siamo di nuovo nel mezzo di una crisi finanziaria - commenta Roberto Giancarlo Daverio, presidente di Acmi e credit manager di Adecco Group - ma a differenza della precedente, oggi potremmo avere gli strumenti per reagire con efficacia, se le aziende si affidassero a manager professionali, con competenze riconosciute, e si adoperassero per costruire processi e credit policy certificate in grado di gestire e prevedere le criticità". Altro tema caldo, protagonista anche della tre giorni milanese, gli Npl. Come emerge dal report PwC 'The Next Big Wave', pubblicato a maggio e focalizzato sulle inadempienze probabili (UtP): le transazioni Npl hanno raggiunto un volume di 190 miliardi di euro; i volumi lordi di Npe sono scesi significativamente da 341 mld a 180 mld (solo gli UtP da 127 mld ad 79 mld); in termini di volumi netti (valore netto contabile - Nbv) gli UtP a dicembre 2018 ammontano a 51 miliardi contro i 33 mld di sofferenze, gli UtP rappresenteranno quindi l'elemento chiave nei loro piani di 'deleverage'; l'Npe ratio è sceso dal 22% al 12% (dall'8% al 5% se riferito ai soli UtP); la copertura delle Npe è aumentata dal 45% al 54% (dal 27,6% al 36% per gli UtP*). Gli UtP, commenta Pier Paolo Masenza, Financial Services Leader di PwC, "non sono considerabili come un asset class indipendente, ma piuttosto rappresentano uno stato temporaneo del debitore. Ciò comporta per le banche italiane una maggiore difficoltà nella gestione di portafogli UtP e occorrerà necessariamente orientarsi verso un approccio ‘single name', cioè basato sulla specificità del singolo debitore UtP, o in alternativa un approccio di ‘cluster': poche posizioni UtP accomunate da caratteristiche comuni. Un ruolo cruciale, sicuramente, nell'affrontare il problema degli UtP sarà assunto dalle cosiddette challenger banks e dai NPL servicer. I primi, combinando insieme capacità di ristrutturazione, capacità finanziarie e strategie di recupero flessibili; i secondi, attraverso la conversione in corso da un approccio massivo del credito su logiche di portafogli granulari ad uno 'sartoriale' definito sulla base delle caratteristiche dello specifico credito".

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