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Camera, Senato e Quirinale costano il triplo rispetto agli altri paesi Ue

Il vero scandalo dei costi della politica. Monti può tagliare 1,2 miliardi di euro

Franco Bechis
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Niente da fare, anche Mario Monti getta la spugna e non sfiorerà con un dito la Casta. Ieri il presidente del Consiglio ha ricevuto il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, ed ha ascoltato i motivi del sostanziale flop compiuto dalla commissione tecnica che avrebbe dovuto comparare gli stipendi di onorevoli e grand commis italiani a quelli medi dei loro principali colleghi europei. Secondo Giovannini quel raffronto è in gran parte impossibile e la legge che lo imponeva per tagliare gli stipendi italiani era mal scritta. Monti ha preso appunti e fatto capire che proverà a modificare la normativa e a facilitare il lavoro della commissione. Così abbiamo la quasi certezza che si andrà alle calende greche. L'unico modo per evitarlo e consentire al governo dei professori una prova di serietà è quello di fare il confronto più semplice del mondo: quello sulle spese che in Italia si sostengono ogni anno per fare funzionare Parlamento e presidenza della Repubblica. I tre palazzi (Camera, Senato e Quirinale) costano il doppio di quelli francesi, il triplo di quelli tedeschi, quasi il quadruplo di quelli del Regno Unito. Libero ha messo insieme i dati relativi al 2010 del costo dei parlamenti e dei palazzi presidenziali (o reali) di Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Belgio e Portogallo lasciando a Monti la strada più semplice, quella che per i normali cittadini italiani e per tutti gli enti locali che hanno meno santi in Paradiso è seguita da anni: i tagli lineari. Il paese che ha costi più vicini a quelli italiani è la Francia, che pure spende quasi la metà. Per Nicolas Sarkozy, che ha ben altri poteri, si sono spesi nel 2010 poco più di 112 milioni di euro. Per Giorgio Napolitano la dotazione quell'anno è stata di 228 milioni di euro: un vergognoso sproposito, ancora più evidente se si confronta con le spese per i palazzi della Regina di Inghilterra: 46,4 milioni di euro. Fra il Quirinale e la media della presidenza della Repubblica o delle case reali europee c'è una differenza di 192 milioni di euro all'anno. Basta tagliarla, perché si tratta di un trasferimento dalla tabella del ministero dell'Economia. Poi decideranno i collaboratori di Napolitano cosa fare con la dotazione ridotta, in piena autonomia istituzionale. L'unico limite è imposto dalla legge: l'ultima è quella del 23 luglio 1985 a firma di Bettino Craxi. Stabiliva  aumento della dotazione del Quirinale da 180 milioni a 2,5 miliardi di vecchie lire, che dovevano essere rivalutate ogni anno secondo l'indice dell'inflazione programmata. Usando le tabelle Istat sulla rivalutazione della lira, la dotazione del Quirinale stabilita per legge oggi dovrebbe ammontare a poco meno di 3 milioni di euro. Invece è salita a 228 milioni: si dovrebbe tagliarne 225, per stare in media con palazzi assai più potenti del Quirinale basta invece tagliarne 192 milioni. E Monti lo può fare. Lo stesso vale per Camera e Senato. Basta discussioni lunghe e inconcludenti. Monti può tagliare senza violare alcuna legge la dotazione annuale, e cioè il trasferimento dal ministero dell'Economia. Per la Camera nel 2010 era di 992 milioni di euro. Per i francesi era di 553 milioni di euro, quasi la metà. Il costo medio della Camera nei principali paesi europei è di 296 milioni di euro. Il surplus italiano da tagliare è di 696 milioni di euro. Troppo da portare via in un anno? Lo si faccia in un triennio, dando tutto il tempo alla Camera nella sua autonomia per tagliare le spese. Lo stesso per il Senato: è costato nel 2010 526 milioni di euro, e quello che si è più avvicinato è quello francese: 327 milioni di euro, poco più della metà. La media europea è di 125 milioni di euro. La somma da tagliare ogni anno ammonta dunque a 401 milioni di euro. Anche qui si può fare in un triennio, lasciando tutta l'autonomia ai parlamentari per decidere dove trovare quei risparmi, se tagliando indennità, dimezzando i propri membri con l'approvazione di una legge costituzionale , tagliando vitalizi e regole pensionistiche anche per i dipendenti, bloccando il turn over o riducendo gli acquisti di beni e servizi. Quello che non si può più accettare quando agli italiani sono stati imposti sacrifici pesantissimi è che i tre principali palazzi della politica costino a Roma 1,7 miliardi di euro all'anno contro una media europea di 458 milioni di euro. Con quella differenza, che ammonta a 1,2 miliardi di euro ogni anno (3,6 miliardi di euro nel triennio della manovra economica) si sarebbero salvate dalla mannaia tutte le rivalutazioni pensionistiche. E il paragone fa accapponare la pelle…

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