Tubi catodici

Santoro e Fini, che "mostro" in tv:ma dopo l'addio di Berlusconidi che cosa parleranno?

Andrea Tempestini

Tutto pronto per il ritorno del teletribuno in televisione. Questa sera, giovedì 25 ottobre, Michele Santoro apre la sua avventura a La7 con Servizio Pubblico, il programma nato "multipiattaforma" e trasferito dopo appena un anno sulla rete Telecom, la stessa con cui ruppe durante le trattative che seguirono il suo addio alla Rai. Inizia la stagione, e il teletribuno promette che sarà l'ultima: nel futuro del conduttore non ci sarebbe più la conduzione. Magari Michele si darà (nuovamente) alla politica. Ma questo lo scopriremo. Di certo c'è soltanto che stasera ricomincerà il tentativo di conquista del tubo catodico di Michele: non sarà facile, l'ex allievo Corrado Formigli è infatti un "concorrente" temibile che sta raccogliendo grandi risultati di share, e con l'ex allievo il teletribuno si deve "spartire" le prime serate del giovedì. Il pianto di Gianfranco - Santoro torna in tv proprio quando Silvio Berlusconi annuncia il passo indietro e le primarie del Pdl: tempismo (im)perfetto. Michele - come i vari Travaglio e Scalfari - resta orfano del suo bersaglio più caro, il Cavaliere. E in un quadro un po' perverso, ecco che stasera il super-ospite di Santoro sarà un altro arci-nemico del Cavaliere, Gianfranco Fini. In studio, si immagina, Michele e Gianfranco si dispereranno per l'addio di Silvio: per il primo era l'ingrediente perfetto per fare share, per il secondo il motivo per cui fare politica (peccato però che combattendolo, di fatto, Fini sia scomparso, affondato insieme al suo traballante Futuro e Libertà). E ora che di Berlusconi si può parlare soltanto per il suo passo indietro (anche se, c'è da scommetterci, ci si concentrerà molto sugli "scandali" giudiziari), chissà se Santoro avrà l'ardore di chiedere a Fini qualcosa sulla casa di Montecarlo, il grande scandalo che travolge il leader futurista che, però, non ha mai voluto dare una spiegazione. Nemmeno dopo le recenti rivelazioni de L'Espresso che lo inchiodano ulteriormente.