La Rai tradisce Oriana Fallaci: la fiction con Vittoria Puccini cancella la Rabbia e l'Orgoglio
Poco meno di trecento secondi. Il cursore del video segna un'ora, 31 minuti e 43 secondi nel momento in cui si comincia ad affrontare l'argomento e indica un'ora, 36 minuti e 20 secondi quando viene chiuso. Questo è il tempo che nella fiction L'Oriana viene dedicato alla battaglia di Oriana Fallaci contro l'islam radicale. Vediamo la giornalista fiorentina - interpretata da Vittoria Puccini - nella sua casa di New York, mentre osserva allibita le Torri Gemelle in fiamme. Poi un po' di immagini di repertorio dell'Undici settembre, ed ecco di nuovo Oriana alla macchina da scrivere, intenta a battere le prime righe di La Rabbia e l'Orgoglio. Per concludere, una inquadratura dall'alto di Ground Zero. Fine. La parola «islam» non viene mai pronunciata, nemmeno una volta. Si dice «jihad», certo, «guerra santa». Come se si trattasse di combattimenti contro i marziani che vogliono «distruggere la nostra libertà e la nostra civiltà». Su tutto il resto, cala il silenzio. Questo troverà, oggi e domani, il pubblico che entrerà al cinema per vedere la versione condensata della fiction sul grande schermo. Lunedì e martedì della prossima settimana gli spettatori di Raiuno potranno gustare qualcosa di più. E cioè, come è stato detto ieri in conferenza stampa, la scena in cui una giovane Fallaci incontra la versione più anziana di se stessa all'indomani di 9-11 e «quasi non riconosce la se stessa avanti negli anni perché le appare integralista nella sua battaglia contro l'islam, le contesta di pensare che tutti i musulmani sono terroristi, quando è stata a contatto con loro e sa che non è vero. Ma l'altra rivendica il diritto di dire, dopo l'11 settembre, di odiare con tutte le sue forze la jihad». Ci aspettavamo i toni melodrammatici e un po' caricaturali tipici della fiction all'italiana. Ci aspettavamo la scarsa profondità d'espressione sul bel viso della Puccini. Eravamo preparati alla semplificazione che gli autori di casa nostra amano riservare al grande pubblico, forse perché pensano sia troppo stupido per capire altro. E, purtroppo, ci aspettavamo anche l'ennesima edulcorazione, l'ennesima mannaia calata sul pensiero della Fallaci. Anche se speravamo di essere smentiti. Non è andata così e forse non poteva andare diversamente, visto che a coprodurre la fiction è la Fandango di Domenico Procacci, produttore molto amato dai democratici per bene. E a firmare la sceneggiatura sono Rulli e Petraglia, i gran visir della sinistra cinematografara. Dunque il pubblico vedrà l'Oriana innamorata di Alekos Panagulis. Vedrà quella in prima linea in Vietnam con l'elmetto sul capo. E per fortuna vedrà anche quella che non si fece intimidire dall'ayatollah Khomeini. Perché difendere i sacrosanti diritti delle donne va bene, ma criticare la religione musulmana è proibito. Però non potrà sentire le parole della Fallaci tratte da libri come La Forza della Ragione. Non saprà nulla degli insulti che ricevette, delle minacce, delle irrisioni, dei cantanti come Jovanotti che la accusavano di amare la guerra perché le ricordava i tempi in cui era «giovane e bella». Gli spettatori non sentiranno le sue grida di rabbia e di dolore per le sorti dell'Occidente. Urla feroci, appunto, estreme quanto volete. Ma provenienti dal fondo del cuore, parte integrante del suo pensiero, che è ingiusto e vergognosamente offensivo bollare come i deliri di una vecchia pazza malata. Ancora una volta Oriana verrà etichettata come una Cassandra e le sarà tappata la bocca. Lo sapevamo, perché da anni vediamo gli avvoltoi in circolo sopra la sua eredità culturale. Le sue opere sono state ripubblicate da Rizzoli con prefazioni affidate a sole penne di sinistra. Nello spettacolo teatrale che le ha dedicato Monica Guerritore, i giorni della rabbia e dell'orgoglio sono messi in scena come se si trattasse di un attacco di delirium tremens. E adesso la fiction, che al solito ne banalizza la figura e che per l'ennesima volta sputa su alcuni libri di Oriana, quei libri da lei accuditi e amati come figli. Nel frattempo, le profezie della Cassandra fiorentina si sono avverate. Questo scialbo sceneggiato esce dopo gli attentati a Charlie Hebdo e i massacri di Parigi. Chissà che ne avrebbe scritto la Fallaci, che fu accusata di islamofobia proprio come il francese Michel Houellebecq, ora costretto a vivere sotto protezione. Fu vilipesa e maltrattata, la Fallaci, perché osò affrontare di petto l'islam. Si permise di proferire le proprie idee e prese a sberle l'Europa molliccia e sottomessa. Dedicò gli ultimi anni della sua vita a questa lotta. E ora che finalmente le dedicano una fiction, tutto questo viene tolto, al pubblico si offre di lei una visione islamicamente corretta, buona per le coscienze pulite progressiste, una sorta di "Oriana di Rivombrosa" da madamine svenevoli. Fortuna che la Fallaci televisiva si può spegnere: sullo scaffale ci sono ancora i suoi libri pronti per essere sfogliati. Tutti, come li ha voluti e amati lei. di Francesco Borgonovo