Valter Weltroni copia "Dimartedì" e colleziona figurine di bambini
Il tempo libero si conferma essere uno dei grandi mali dell'umanità. Se non ne avesse avuto, Walter Veltroni non ci avrebbe afflitto prima con una serie di terrificanti romanzi - le foreste disboscate gridano ancora vendetta - poi con i suoi film. Non c'eravamo ancora ripresi da “Quando c'era Berlinguer”, lungometraggio d'esordio celebratissimo e appena premiato col Nastro d'Argento (anche se in sala ha incassato circa seicentomila euro, un po' pochino), ed ecco arrivare nei cinema, il 23 aprile distribuito da Bim, “I bambini sanno”. Trattasi di un documentario che, nelle intenzioni dell'autore, dovrebbe “fotografare l'Italia di oggi attraverso la percezione della vita che hanno i bambini tra i 9 e i 13 anni”. Visto che andrà in onda anche su Sky a settembre, abbiamo già pronto l'hashtag: #daunideadigiovannifloris. Se qualcuno non se ne fosse accorto, infatti, a Dimartedi, su La7, ogni settimana il buon Floris inizia mandando in onda una serie di interviste ai bambini su temi di attualità. Speriamo che gli autori del programma abbiano nei crediti del film veltroniano il meritato rilievo. Nel frattempo però, sempre a Dimartedi è andata in scena la prima di una serie di marchette che gli intellettuali di sinistra non mancheranno di fare al caro Walter, che già per i suoi abominevoli romanzi fu paragonato ai maestri della letteratura (chissà come fa a sedersi, povero, con così tante lingue incollate al dererano). Eugenio Scalfari, appunto nello studio di Floris, ha decretato che la nuova opera di Veltroni è un capolavoro. E se lo dice lui, siamo sicuri che sia una chiavica. La poetica veltroniana infatti galleggia sempre nello stesso stagno: quello delle “figurine”. Un tempo il nostro le spediva in Parlamento col Pd. Vi ricordate? C'era l'operaio, c'era l'immigrato, c'era la Madia... E basterebbe citare costei per condannare Veltroni a passare la vecchiaia in una capanna nel Mali, visto che in Africa nonostante i proclami ancora non lo hanno visto. Ora le figurine sono i malcapitati bambini. Qualche centinaio, di tutte le etnie e classi sociali, ci viene spiegato. Ci sono ovviamente gli stranieri, che raccontano le loro vicende strappalacrime, e poi vari ragazzini italiani i quali, per lo più esprimono banalità sconcertanti, cazzate orecchiate dai genitori e altre cose che commuovono tanto gli adulti, sempre felici di vedere dei piccoletti che enunciano verità tipo “tanto siamo tutti uguali”, roba da mandarli a letto senza cena dopo adeguate sevizie al loro pupazzo preferito di Peppa Pig. Poiché non si tratta di un film horror - nel qual caso l'operazione potrebbe avere un senso - non si capisce perché Veltroni non si accontenti dei filmini casalinghi, magari con qualche nipote o amico di famiglia protagonista, e debba rendere tutto di dominio pubblico invece di farlo sorbire ai malcapitati presenti nel suo salotto. O forse si capisce benissimo, visto che il film sarà presentato martedì all'Auditorium al cospetto di Renzi, di Mattarella e di mezzo Pd (per costoro nessuna pietà: ti iscrivi al Partito democratico? Ti meriti di essere obbligato a vedere la pellicola di Walter). La proiezione sarà una specie di congresso dem e chissà che non sia anche l'occasione per scroccare un po' di ulteriore promozione che favorisca il conferimento di qualche incarico. Magari un posticino ai vertici Rai, giusto per consolare Veltroni della mancata elezione al Colle. O magari un'altra poltrona. Faccia l'amico Renzi, dopo essersi gustato le pappardelle degli infanti, che assomigliano tanto alle sue. Basta che a Veltroni trovino un posto: dei libri e e dei film cominciamo ad averne abbastanza. E, se per caso lo mandassero davvero all'ospizio, rischieremmo di trovarci per le mani un nuovo lungometraggio di Walter sugli anziani. O, peggio, una serie tv sul Pd, titolo: The walking dead. di Francesco Borgonovo