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Bob Sinclar rivela il suo sogno: far ballare Berlusconi

Bob Sinclar

Il re dei dj lancia il nuovo album sul web a 6 euro: "Macché crisi, guadagno tanto perché riempio i locali"

Eliana Giusto
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  di Alessandra Menzani Non beve, non fuma, non si droga. E' uno dei dj più pagati al mondo. «Crisi? Quale crisi?», sorride. Si dice che abbia addirittura un jet privato. Il pioniere di tutta la generazione di deejay superstar, Bob Sinclar, parigino, quasi 44 anni, moglie e figli che vivono a Los Angeles, una passione per il tennis e collezionismo d'arte, ha fatto ballare gli anni Duemila con Love generation, Word, hold on, LaLa song, e Far l'amore, omaggio a Raffaella Carrà. Ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Il suo ultimo disco, Paris by night, mix di atmosfere francesi e musica russa, lo vende dal 2 aprile in esclusiva sul sito http://it.vente-privee.com/vp4/Login/Portal_IT.aspx al prezzo speciale di 6 euro. Durante l'intervista, nel suo ufficio nel Marais, sotto gli occhi della mamma, Chantal, che fa gli onori di casa e di decine di cimeli, opere d'arte e attrezzi da palestra, trangugia un panino subito seguito da una crème brûlée, bevendo Coca Cola. È un bell'uomo, un po' vistoso coi capelli lunghi fortunatamente non tinti, bei vestiti («Mi piace l'immagine»), modi gentili, battuta pronta, ma ecco, fatichi a vederlo come il sex symbol davanti a cui strapparsi i vestiti. Infatti è sul palco, di notte, che Christophe Le Friant, questo il vero nome, si accende. Alle sue serate nei club non è difficile comprendere perché la gente corra. C'è la sua musica. Ma soprattutto c'è lui. Lo sa di essere un sex symbol? Le fa piacere?  «Io? Ma se non sono più nei top 100 di GQ: adesso sarò millesimo. È difficile rispondere a questa domanda, non sono io che dovrei dirlo». Parliamo del nuovo disco. Perché ha deciso di venderlo in esclusiva sul web?  «Le persone hanno a disposizione sempre meno tempo e si spostano con difficoltà sempre maggiori: bisogna quindi fare qualcosa per permette di acquistare musica da casa, attraverso internet. Certo, le piattaforme di acquisto musicale lo fanno già, ma alcune persone sono ancora fedeli al cd, sono legate all'oggetto. vente-privee.com rappresenta l'innovazione in questo contesto in termini di distribuzione su internet. A Parigi  ho conosciuto Jacques-Antoine Granjon (fondatore e presidente del sito, ndr) e con lui il feeling è stato molto forte, forse per la passione che abbiamo in comune per l'arte contemporanea». E come ha lavorato?  «Ho avuto davanti qualcuno che mi ha detto: “fai quello che vuoi tu”. Libertà artistica totale. Avevo appena concluso il mio contratto con Universal Francia, io produco tutto da solo. L'album è lanciato bene e il prezzo è interessante. Per me è la prima volta». Che caratteristiche ha il nuovo album?  «È un po' burlesque sulla scia di Far l'amore di Raffaella Carrà. C'erano travestiti, gay, era ironico. Qui ho provato a realizzare una specie di film ispirandomi a parti diverse di Parigi, da Pigalle, Montmartre. Ho campionato anche Charlie Chaplin, Les Négresses Vertes, la musica russa, tutto insieme in questa ipotetica scenografia di un film». Ha più sentito Raffaella Carrà? «Abbiamo fatto tanta promozione insieme, c'è molta stima reciproca, la sento per le feste». Nel suo lavoro si è sentita la crisi...? «Quale crisi?». La crisi economica, finanziaria? «Non parlerei di crisi nel mio lavoro. La crisi c'è sempre stata, a cicli, nel corso della storia. Gli italiani e i francesi sono molto combattivi e supereranno anche questa. La stampa e la tv hanno sempre bisogno di tenere la gente sotto pressione. A mio parere la crisi è stata enfatizzata. Io credo nel capitalismo, nel creare imprese. Però  sopra di noi, c'è qualcuno che gioca coi nostri soldi. Sicuramente le persone sono toccate dalla crisi ma per il divertimento e le vacanze c'è sempre disponibilità economica». Dice? «Anziché comprarti due borse firmate oggi ne copri una. Cartier, parlando di gioielli, ha avuto una flessione, ma io ho la fortuna di fare parte del mondo del divertimento, cosa per cui la gente si sente meno di rinunciare. La discoteca è un luogo di incontro fisico. L'unico rimasto, ormai, per i giovani. L'alternativa sono i social network, che io amo, dove però la gente non si incontra». D'accordo, ma i suoi cachet sono diminuiti?  «Non sono cambiati. Quello che è cambiato è il livello tra i “top deejay”, di cui modestamente faccio parte,  e quelli medi. Le mezze misure sono scomparse. Come se fosse scomparsa la media borghesia. Io prendo cifre alte perché porto molte persone, quindi il club ci guadagna. I “top deejay” sono un marchio».  Chi le piace tra i suoi colleghi deejay? «Io! Ce ne sono molti. Axwell, dj svedese, uno dei tre degli Swedish House Mafia. È quello che ascolto più volentieri e che sento più vicino a me».  Quali sono oggi le mete di tendenza per il divertimento? «Il Brasile, Paese emergente: là sto suonando molto. La Cina: investono molto per essere autonomi.  E poi l'Africa e  l'India». Che rapporto ha con Italia? «Penso di piacere agli italiani perché sembro un italiano, anche se sono francese. Non mi vesto come un francese. Quello che indosso ora, vede, la maglietta, la giacca, è italiano. L'Italia è eleganza, raffinatezza, è risaputo nel mondo. Amo la moda. È uno stile di vita. L'apparenza è importante».  Perché? «Per me è come respirare. Mi piace presentarmi bene, non necessariamente con giacca e cravatta. Mi fa stare bene. Avere stile rappresenta anche il mio mestiere e quelli che lavorano con me, è professionalità. Dean and Dan di DSquared, Jean Paul Gaultier, Karl Lagerfeld sono persone che hanno una visione avanti agli altri. Come Steve Jobs: sono persone che hanno talento e hanno cambiato il nostro modo di vivere».  Ha amici in Italia? «Sì. Claudio Coccoluto: fu il primo 20 anni fa a portarmi in Italia. Alex Gaudino, un altro dj, Tommy V, Albertino. Le tenniste Francesca Schiavone e Flavia Pennetta. A giugno sarò in tour nel vostro Paese». C'è un politico che vorrebbe fare ballare? «Silviò Berlusconì (lo dice alla francese, ndr). Avrei potuto fare il deejay alle sue serate Bunga Bunga ma non mi ha chiamato. Magari gli diamo ora l'idea e organizziamo qualcosa. Comunque la mia musica non ha niente a che vedere con politica». È molto seguito dai giovani. Sente di avere un ruolo di responsabilità? È un modello? «Sono un modello di lavoro nella scena elettronica. E di artista. Non fumo, non bevo. Ho creato la mia casa produzione, la mia musica, i miei dischi, sono un modello imprenditoriale. Nel mio piccolo ho dato al deejay un'immagine di professionista». Lei ha recitato nel cinepanettone di Natale. E ha posato per l'intimo Yamamay. Nel suo ambiente ha ricevuto critiche per queste scelte un po' commerciali? «Al contrario. Ricevo proposte di tanti tipi per diversi prodotti. Yamamay ha avuto l'idea di fare posare un deejay di 40 anni con foto non serie e da top model, ma ironiche, come me. Cerco di fare tutto con humor: le foto con Raffaella Carrà, il film, i video».  C'è qualcosa nel suo lavoro che cambierebbe? «Vorrei sempre fare canzoni numero uno in classifica. Non sempre succede. Va bene così: non ci sarebbe una continua sfida. Se potessi avere un dono che non ho già sarebbe quello del teletrasporto. A volte il tour è faticoso». È vero che ha il jet privato? «No. D'estate faccio tournée con anche 40 serate di seguito, allora noleggio un aereo privato». Cosa non si sa di lei? «Amo il tennis. Faccio il collezionista di tutto. Anche di slip femminili. Scherzo, eh. Colleziono cover di dischi di Andy Warhol. E poi giocattoli Bearbrick».  Un suo sogno?  «Una notte con Monica Bellucci. E stavolta non scherzo. Mia moglie non si lamenterebbe: sarebbe la consacrazione di un uomo, o no? E poi giocare una partita a tennis con Roger Federer».     

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