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Le eco-manie dei vip: Cameron Diaz non tira lo sciacquone

Julia Roberts e la follia dei pannolini, la puzza e la casa marcia di Brad Pitt...

Andrea Tempestini
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Make It Right, «Falla Giusta», era il nome della fondazione che Brad Pitt aveva creato nel 2005 per aiutare la ricostruzione di un quartiere di New Orleans distrutto dall'uragano Katrina. Ma adesso salta fuori che almeno 30 delle 150 case ecologiche e ecosostenibili realizzate stanno marcendo. Secondo il giornale locale Wdsu News New Orleans, per colpa del Timbersil: uno speciale composto di legno in cui è presente anche del vetro e che Brad Pitt aveva voluto apposta per garantire alle abitazioni una durata di almeno 40 anni. Invece, dicono gli abitanti, al contatto con l'umidità tipica di quella zona fluviale e tropicale le case hanno iniziato a riempirsi di muschio e funghi. E già sono partiti lavori di ristrutturazione che possono costare fino a 150.000 dollari per casa. Make It Right starebbe valutando se sarebbe «giusto» anche «fare» un'azione legale contro i produttori del legno.  Sicuramente il bel Brad non ci ha mangiato sopra, anzi aveva dato di tasca sua 5 milioni, anche se poi nel 2009 gli avevano dato un premio. Ma forse è stata la sua nota mania per l'architettura ecologica, probabilmente non sostenuta da altrettanta competenza, a provocare il disastro. Lui e Angelina Jolie in Francia hanno comprato addirittura un castello dopo aver constatato che in quel Paese non riuscivano a trovare un solo hotel eco-compatibile.  Da lui erano state coinvolte nel progetto altre star, a partire dalla compagnia Angelina Jolie, e poi Ellen DeGeneres, Kanye West, Drew Brees, Aziz Ansari, Rihanna, Seal, Oprah, Mike Holmes. Ma tra i vip hollywoodiani è piuttosto diffuso un ecologismo fondamentalista di cui Michael Crichton si prese gioco nel romanzo «Stato di paura», con la caricatura del divo hollywodiano fissato per il riscaldamento globale e che finisce mangiato da quei cannibali in cui non vuole credere perché secondo lui solo la civiltà è cattiva. In particolare, una moda che si è diffusa a Hollywood è quella di lavarsi poco.  E se lo stesso Brad Pitt spiega semplicemente di «non avere tempo», Cameron Diaz è una che ammette di tirare lo sciacquone del gabinetto solo per rifiuti solidi o dopo almeno due sedute liquide, apposta per risparmiare acqua in nome della lotta all'inquinamento. Tra i divi sulla stessa lunghezza d'onda sarebbero Johnny Deep, Orlando Bloom, Leonardo Di Caprio e Julia Roberts. Quest'ultima condivide la passione ecologica di Brad Pitt anche sul piano architettonico, visto che vive in una casa di Malibu con tegole riciclate e pavimenti in bambù. Sempre Julia Roberts ha voluto per i suoi figli pannolini senza cloro e quando va a fare la spesa, usa solo i suoi sacchetti ecologici.  Sul tema della «casa verde», il più grande predicatore non era però un attore o un cantante ma un politico, sia pure a sua volta con marcati risvolti divistici. L'ex-vicepresidente e mancato presidente Al Gore, che per i suoi documentario ecologisti ha pure avuto il Nobel per la Pace. Solo che poi si è scoperto che la «casa verde» da lui realizzata ha in realtà ventuno stanze, una bolletta della luce venti volte superiore a quella di una famiglia americana media e anche sei camini, che non sono esattamente il massimo quanto a riduzione delle emissioni di carbonio.  Altra mania, il vegetarianesimo. Anzi, anche questo è considerato superato, e la moda hollywodiana è oggi soprattutto per il cibo vegano, senza nessuna alimento di origine animale, compresi latte, uova e formaggi. Vegetariani sono ad esempio Kate Winslet e Paul McCartney. Vegani lo stesso Brad Pitt, Alanis Morrissette, Anne Hathaway, Natalie Portman e perfino Mike Tyson: per lo meno da quando ha smesso dio addentare le orecchie degli avversari.  Ma Gwyneth Paltrow è più radicale ancora, e ha abolito anche ogni tipo di carboidrati, per sé e per i figli. Né pasta, né riso, né zucchero, né pane, né patate. «Bisogna mangiare bene per stare bene», dice. Confessa però di fare ogni tanto qualche strappo per i fritti, e che ha rinunciato alla cucina macrobiotica perché era troppo faticosa: «avrei dovuto avere uno chef al seguito». di Maurizio Stefanini

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