Andrea Vianello: "Gli ascolti di Rai3 vanno male? Non me ne frega niente"
Dirige il terzo canale, e spiega: "Ho tutte le carte in regola. E se gli ascolti non mi premiano non mi interessa. Ho il dovere di innovare"
Una lunga, lunghissima serie di flop. I film che non vanno bene e neppure le serie tv, La guerra dei mondi di Piero Marrazzo ha collazionato pochi punti di share, quindi Maracanà, il format calcistico mai nato. E ancora Ballarò che perde ascolti, il super-flop di Masterpiece, i pochissimi telespettatori che si avvelenano con Il pane quotidiano di Concita De Gregorio. Insomma, ce ne sono di motivi per mettere in discussione Andrea Vianello, direttore di Rai3, che però intervistato da Il Fatto Quotidiano non solo si difende, ma rilancia. "Io sono bravo" - "Sono entrato in Rai con concorso pubblico: 12 anni di radio, 12 di tivù - spiega orgoglioso -. Ho creato Agorà dal nulla. Sono stato nominato all'unanimità dal Cda. Credo di avere proprio il profilo giusto per fare il direttore di Rete e penso di saperlo fare bene". Le critiche, insomma, nemmeno lo sfiorano: "Un servizio senza pubblico è un controsenso - ammette -, ma devi innovare. Anche a costo di perdere la faccia. La Rai - aggiunge - ha il dovere di tracciare nuove strade e generare cultura. Non esiste lavoro più figo". "Non me ne frega niente" - Eppure, fa notare Il Fatto, gli ascolti latitano. Da antologia la risposta di Vianello: "Non me ne frega niente". Per la precisione, il direttore spiega: "Giudicarmi solo in base ai numeri è limitante, ancor più se si parla di RaiTre. E comunque vinco anche lì. A gennaio ho mandato il ricordo di Pippo Fava in prima serata: è andata male, ma lo sapevo e non mi frega niente. RaiTre ha uno scheletro forte e deve azzardare. Per esempio la puntata di Presadiretta sulla violenza delle forze dell'ordine"...