Intervista a Libero

Andrea Delogu, la notte è donna: "Così conquisto tv, discoteche e... uomini"

Leonardo Filomeno

Ha 33 anni, tante "follie" lavorative alle spalle e tutta la caparbietà di chi non si arrende. Che poi sia anche una romagnola verace, lo capici non appena si inizia a parlare di cibo, cioè quasi subito. "Mi capita spesso di mangiare con le mani, sento cosa sto mangiando, la forchetta mi allontana dai sapori", confessa Andrea Delogu. Ironica, dolcissima, sempre sorridente, dal 22 luglio è pronta a fare il bis su Raidue al timone di Stracult, ancora al fianco del leggendario Nino Frassica. Stesso "clan" e stessa rete per Troppo Giusti, dove torna alla carica già da settembre. Sul suo iPhone, solo notizie importanti. L'ultima la legge in diretta: "Dal 6 luglio potrete ascoltarmi su Radio 2 con I Sociopatici, farò la motivatrice in versione pop. Se tutto andrà bene, potrò dire di aver trovato un'altra grande passione".


Dopo la tv, i locali, un blog seguitissimo, un romanzo di successo... 
"A dirla tutta, la trasmissione nasce dall'esigenza di non guardare il telefonino per almeno un'ora e mezza. Scherzi a parte, un po' di tensione è logico che ci sia: qui non ripari una gaffe con un sorriso, non devi deludere la voglia di sapere di chi ascolta. Andremo in onda dal lunedì al venerdì, a partire dalle 18. Sarà un esperimento: Francesco Taddeucci sarà il buono, Saverio Raimondo il cinico che spara bombe atomiche in verbo. Commenteremo le notizie filtrate dai social, spesso più attendibili perché elaborate nell'arco della giornata".
Mentre a Stracult ritroverai i tuoi padrini Nino Frassica e Marco Giusti. 
"Con loro mi sento protetta, anche un po' coccolata. Marco mi spiega com'è il cinema, come parlare agli attori. Nino mi regala la sua esperienza, la sua unicità, mi insegna ad essere perfetta: mi mandava consigli via sms anche per Troppo Giusti, non mi ha lasciato sola nemmeno un giorno. Se ho rodato, è stato anche grazie a lui".
Hai iniziato a lavorare con Giusti proprio grazie a Twitter. 
"Marco è un mix di genialità e pazzia, mi ha dato quella responsabilità di cui avevo bisogno per dimostrare che potevo farcela. A Raidue ero l'ultima arrivata ma tutti, a partire dal direttore di rete, hanno detto: ok, proviamo".
Un successone, ma non è la regola, e non succede a tutti. 
"In questo lavoro serve anche fortuna, credo di averne avuta parecchia. Ho la possibilità di imparare sul campo con le migliori persone e i migliori strumenti. Imparare vuol dire che se riesco a fare bene, cresco ancora, divento più matura. Non so quanto durerà, spero per sempre. So solo che se mi fossi arresa ai primi no e fossi rimasta nella mia città, a Rimini, oggi sarei ancora lì".
La tua avventura nel mondo della notte parte proprio da Rimini. 
"Avevo 16 anni e ancora oggi non vedo l'ora che arrivino quei 2 o 3 weekend in cui stacco tutto per divertirmi come una matta. La notte mi fa sentire una giovane 33enne. L'unico timore sta nel fatto che un giorno dovrò decidere se la mia parte giovane potrà ancora trovare corrispondenza in una serata. Per ora non ci penso".
Anche l'amicizia con Ema Stokholma nasce di notte. 
"Lei è pista e console, io faccio la vocalist, vivo la serata con la gente e con la mia amica. La vita con Ema è testa, istinto. Ci divertiamo con la stessa musica ma in modo diverso, infatti ogni tanto decido io i dischi da mettere. Col pubblico non ci sono barriere, abbiamo successo perché siamo umane. Durante le nostre serate non vedrai solo uomini, ma anche tante bellissime ragazze. Quando ci sono loro, la festa decolla: fanno avvicinare i ragazzi al palco e tengono a bada la carica ormonale. Non c'è niente da fare: la notte è donna".
Ci parli del legame con la famiglia dell'Hotel Costez?  
"Siamo legati a questa squadra da un patto di sangue, mi fanno sentire una rockstar. Ho saputo della partnership col Peter Pan e, da romagnola, godo per loro. Sai cosa il rende vincenti? Il fatto che diano carta bianca. Con loro io e Ema siamo tranquille, la gente lo ha capito".
Demonizzare la notte è un provincialismo tra i più beceri, ovviamente tutto italico. Tu come rispondi? 
"Mi limito a far notare che anche una serata, come un programma televisivo, ha bisogno di preparazione. Ciò che accade di notte non è frutto di improvvisazione. Non considerare un lavoro vero quello della cubista o di qualsiasi altra figura che puoi incontrare nei locali è da superficiali. Quando accadono certe cose mi arrabbio, ma non mi stupisco più, d'altronde viviamo nel paese del Vaticano".
Per cosa vorresti avere più tempo? 
"Per una passeggiata o per stare con il mio compagno Francesco Montanari, che fa l'attore. La nostra relazione va avanti da 2 anni, la convivenza è stata una grande conquista. E' la persona più importante, la mia seconda famiglia, dopo quella vera, che mi ha reso quella che sono oggi. Lo voglio sposare, tra un po' lo incastro. Non credo al per sempre ma nel lavoro di coppia. Amo l'uomo che sbaglia, nelle faccende sentimentali perdono tutto: mai andare a letto senza aver fatto pace. Credo inoltre nell'individualità: una persona troppo presente non vivrebbe la propria vita. E' bello ritrovarsi, ritagliarsi un giorno, ma le vite restano separate. Sono felice quando il mio uomo torna, non quando è costretto a stare".
Il superpotere più grande? 
"Non aver paura di invecchiare e di cambiare. Il cambiamento sta nel nuovo colore di capelli, nel vestito con cui oggi esalti le forme da donna, nel pensare che le rughe che ti verranno sotto agli occhi sono nulla se paragonate al tuo sorriso. Ci sto lavorando".
Più cresci, più cerchi. Ma chi è Andrea Delogu oggi? 
"Mi sento prima di tutto una donna. Io non sono il mio lavoro, io sono io: è un concetto che sto cercando di rafforzare ogni giorno. In analisi".
Come mai questa scelta? 
"Amo tanto il genere umano. E poi perché dare fastidio agli altri con queste paranoie quando posso curarmele da sola ed essere anche una persona migliore? (sorride, ndr)".
Col romanzo La Collina hai aperto tutti i pentoloni della tua infanzia, pensi a un bis? 
"Penso a un saggio, ma stavolta corro da sola. Grazie a La Collina e al supporto di Andrea Cedrola, ho capito che tenersi una cosa dentro non serve, è come se questa cosa non avesse valore. Un libro del genere mi ha permesso di dire alla gente: scoprite questa storia, raccontatela, fatela girare a più non posso".
Un'ultima battuta sul cibo: hai detto che "il passatello in brodo è perfetto per conquistare qualcuno". 
"E' semplice, veloce, ti fa sentire il sapore del parmigiano e del pane con l'uovo e quel calore dà un senso di familiarità, ti sorprende. Un altro piatto intimo è il risotto ai porcini e zafferano. Adoro anche i cibi strani, eh. Nelle Filippine ho mangiato le cavallette ed erano buonissime, idem per gli anemoni di mare fritti. Non c'è nulla che non valga la pena assaggiare, tanto se non ti piace non lo mangi più. Cerco sempre di sapere da dove arriva ciò che mangio. E sono grata al mio metabolismo: mi permette di mangiare tanto senza ingrassare. Farei il giudice a Masterchef solo per mangiare".
Restando in tema, qual è il tuo motto nella vita? 
"La pida se parsot la pis un po' ma tot, ovvero la piadina col prosciutto piace un po' a tutti. Potrai anche essere di buona forchetta, ma quando hai fame scegli la piadina. E ti piace. Perché ha un sapore unico, che ricorda la semplicità delle cose".