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Gf, ex compagna George fonda associazione vittime media

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Carla Giommi vuole tutelare il figlio e il valore della famiglia

Monica Rizzello
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Carla Giommi, ex compagna di George Leonard, concorrente del Grande fratello da poco eliminato e al centro di numerose polemiche per i suoi tradimenti, vuole fondare un'associazione «a sostegno delle vittime delle aggressioni mediatiche»: per farlo ha dato incarico al suo legale, l'avvocato Giovanni Picuti, lo stesso cui ha affidato il compito di tutelare davanti al tribunale dei minori di Perugia gli interessi del figlio avuto da Leonard. «Sto vivendo - ha spiegato la Giommi in un comunicato - una dolorosa esperienza di madre e di donna, che ha visto, dal giorno alla notte, cambiare radicalmente la sua vita per la mancanza di scrupoli da parte del mio ex compagno, George Leonard. Non cerco la compassione di alcuno, consapevole che molte persone si sono trovate peggio di me. Ho comunque deciso di adoperarmi nel sociale, fondando una associazione, senza scopo di lucro, a sostegno delle vittime delle aggressioni mediatiche». Secondo la Giommi, «tutti dovremmo adoperarci per sconfiggere l'imbarbarimento della società civile, a cui ha contribuito anche l'impoverimento di contenuti dei palinsesti televisivi e di alcuni organi di comunicazione». «George ha le sue colpe - ha proseguito - e per questo ho deciso di chiudere con lui. Ma altrettanto responsabili devono considerarsi coloro che producono programmi, e quanti ne permettono la diffusione, che calpestano i valori fondamentali della famiglia e degli individui. Farò il possibile perchè in questo Paese si affronti, e si risolva una volta per tutte, l'uso indiscriminato e volgare dei mezzi di comunicazione, incuranti delle esigenze altrui, e così facendo travolgono la vita privata, minacciano l'integrità delle famiglie e la serenità dei minori. Auspico - continua Carla Giommi - che anche politici, istituzioni e le organizzazioni che operano per la tutela dei diritti dei cittadini aprano un dibattito sul problema delle aggressioni mediatiche e sulle loro conseguenze. È ora - conclude - di procedere ad un esame di coscienza e di proporre una moratoria contro le violente incursioni di certe trasmissioni e di certi organi di stampa, che spesso coinvolgono la sfera più intima dei cittadini, al solo fine di accrescere l'interesse da parte del pubblico».

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