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Il regista Neri Parenti e il suo nuovo film: “Volevo un figlio maschio”

E annuncia: “Oggi film come Fantozzi non si potrebbero fare. Motivo? Non sono politically correct”

Annamaria Piacentini
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Incontriamo il regista e sceneggiatore Neri Parenti, nato a Firenze nel 1950, laureato in Scienze Politiche che dopo aver svolto la sua carriera in molte location del mondo e girato ben 54 film, tra cui l'adrenalinico Fantozzi, e innumerevoli lungometraggi sul Natale, che hanno infiammato il box office, presenta il suo nuovo film: “Volevo un figlio maschio”. Non è una storia contro le donne, ma solo la voglia di un padre di poter condividere le sue passioni che vanno dal cibo al calcio. Invece, ha tre figlie che gli impongono altre condizioni: una vita sana, la musica e le piccole, grandi gioie di un ambiente tranquillo e rilassato. Non basta? Forse ad Alberto (Enrico Brignano) non va bene. E mentre sua moglie Emma (Giulia Bevilacqua) si accorge di aspettare un altro bambino, lui implora le stelle perché questa volta nasca un maschio. Beata ignoranza! Evidentemente nessuno ha insegnato ad Alberto che se nasce ancora una femmina dipende solo da lui: un uomo ha il cromosoma X e Y, la donna solo X. Quindi se è X è femmina, se è Y sarà maschio. Vediamo che succede? Intanto chiariamo che il film è delizioso, uscirà 5 ottobre con il Marchio Medusa.

Maestro Parenti, ha dichiarato che oggi un film su Fantozzi non si potrebbe fare. Ci spiega meglio?
“Innanzitutto, senza Paolo Villaggio il personaggio del ragioniere Fantozzi sarebbe impossibile da sostituire. Ma c'è anche un altro problema: è che non me lo farebbero fare più”.

Per quale motivo?
“Fantozzi aveva una moglie brutta, una figlia con le sembianze di una scimmia, mentre lui veniva continuamente deriso e boicottato. Insomma, non sarebbe politically correct”.

Il film che ha girato è corretto?
“Sì, lo è. Era da tempo che volevo fare un film fantasy e molto comico. Credo di esserci riuscito. Mi piace e sono certo che piacerà anche al pubblico”.

Cosa pensa delle piattaforme?
“Portano il cinema nel mondo, ma in certi paesi non verrebbe mai accettata una storia che parla di bambini e di certe scelte. Anche se si crea un prodotto molto fruibile, può arrivare qualcuno e dirti: questo non va bene. Il mio genere è quello che soffre di più”.

C'è molta ironia...
” L’intelligenza sarebbe quella anche di capire che si fa dell'ironia. De Laurentiis ha detto che molti film italiani sono brutti, mi dispiace. Fa solo buoni acquisti con il calcio. Purtroppo, le piattaforme hanno investito con il covid, ora molti si sono disabituati di andare in sala.”

Eppure, noi abbiamo i campioni della risata.
“Spesso sono stati i cinepanettoni a metterli in mostra”.

Tornando al film: meglio i figli maschi o le figlie femmine?
“Ho avuto solo figli maschi e mia moglie mi ha sempre rimproverato di non fare una figlia femmina”.

Scusi, si parla tanto della crisi del maschio: ma esiste?
“Non la sento. Il talento è sempre quello della madre. È imbattibile!”

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