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Diodato, l'attacco assurdo agli artisti di destra: "Non pensano ai fragili"

La sparata: dell'autore di "Fai rumore": soltanto la sinistra si occupa degli ultimi
di Alberto Busacca sabato 19 luglio 2025

3' di lettura

Non c’è niente da fare. Siamo ancora fermi allo stereotipo della destra brutta, cattiva e soprattutto ignorante. Incapace di fare cultura e pure di mangiare usando correttamente le posate. A rilanciare queste vecchie banalità è stato, stavolta, il cantante Diodato, in un’intervista rilasciata a Repubblica. Domanda: cosa ne pensa della destra che vuole affermarsi in tutti i modi nella cultura? Risposta: «Forse sono ignorante, ma non mi pare che la destra abbia mai espresso scrittori, musicisti, artisti capaci di mettere la fragilità umana al centro del proprio creare, e di incidere sull’opinione pubblica. Magari è un mio problema, ma mi sembra che sia stata sempre e solo la sinistra a porre attenzione agli ultimi, perché una politica che non si pone il problema della fragilità non può andare da nessuna parte, ma alimenta solo fratture». E poi: «Detto questo, penso anche che la cultura non la fa un governo, come invece il centrodestra sta cercando di dimostrare con i suoi atti di forza nell’ambito, ad esempio, dello spettacolo. Il potere politico non ha il compito di creare artisti, ma di dare rilievo a coloro che si sono distinti in quel campo. Dovrebbe valutare e premiare il merito».

Cosa c’è di sbagliato nelle parole di Diodato? Quasi tutto, a dire la verità (almeno secondo chi scrive). Intanto è sempre scivoloso dividere gli intellettuali in base alla politica. Certo, ognuno ha le sue idee. Ed è probabile che, in modo più o meno marcato, queste idee influenzino anche le opere, letterarie o musicali. Ma ragionare di “intellettuali di destra” e “intellettuali di sinistra”, “artisti di destra” e “artisti di sinistra” come fossero gruppi formati da persone tutte uguali è quantomeno fuorviante. Gli artisti con idee di sinistra non sono fatti con lo stampino: ci sono quelli bravi e quelli meno bravi, quelli più “impegnati” e quelli più spensierati, quelli che pensano agli ultimi e quelli che pensano soltanto ai fatti loro. La stessa cosa, naturalmente, vale anche per gli artisti che la pensano in modo opposto.
E arriviamo al cuore del pensiero di Diodato: «Non mi pare che la destra abbia mai espresso scrittori, musicisti, artisti capaci di mettere la fragilità umana al centro del proprio creare, e di incidere sull’opinione pubblica. Mi sembra che sia stata sempre e solo la sinistra a porre attenzione agli ultimi».

A parte il fatto che l’idea che solo la sinistra pensa agli ultimi ha decisamente stufato, quello che dice il cantante semplicemente non è vero. Risparmiandoci un elenco di nomi, ci limiteremo a qualche semplice esempio. Tra gli scrittori, va senz’altro ricordato Giuseppe Berto e il suo capolavoro, “Il male oscuro”, dedicato proprio alla fragilità derivata dalla depressione e dalla morte del padre. E va ricordato pure che Berto restò sempre un po’ ai margini del mondo intellettuale a causa del suo passato fascista, prima volontario in Africa poi “non collaborazionista” in un campo di prigionia americano. E i cantanti? Bè, anche qui un nome su tutti: Franco Califano. Con le sue storie di ubriaconi, emarginati e falliti.

Lui, che si definiva «liberale anticomunista» ed era un appassionato lettore di Libero, aveva una sensibilità e un’attenzione per gli ultimi che parecchi compagni si sognano. Ultima citazione: “Ti regalerò una rosa”, di Simone Cristicchi, dedicata alla malattia mentale. Non si considera di destra, Cristicchi, ma la sinistra lo odia comunque perché ha osato parlare della tragedia degli esuli istriani. Già, caro Diodato, anche gli esuli erano degli ultimi. Ma, chissà come mai, a sinistra nessuno ne ha mai parlato...

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