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"Oi vita mia", Pio e Amedeo sono diventati grandi

Nel nuovo film del duo tante risate ma anche tematiche sociali approfondite senza retorica. E c’è pure Lino Banfi
venerdì 14 novembre 2025

3' di lettura

A fine mese, giovedì 27 novembre, tornano in sala Pio e Amedeo. I due comici foggiani si materializzeranno sui grandi schermi di cinquecento sale in tutta Italia col nuovo film dal titolo Oi vita mia del quale sono protagonisti ma, perla prima volta, anche registi e sceneggiatori.

Pio gestisce una comunità di recupero per ragazzi, Amedeo una casa di riposo per anziani. Uno ha una relazione in crisi, l’altro una figlia adolescente irrequieta. Costretti dalle circostanze a vivere sotto lo stesso tetto tra anziani smemorati e giovani casinisti che si fanno la guerra, i due finiranno per scambiarsi consigli non richiesti, infilandosi in situazioni assurde e, tra bollette arretrate e partite a padel, trovando finalmente il coraggio di mettere ordine nelle loro vite e scoprendo così un nuovo modo di stare assieme. Cresciuti, maturati e pieni di novità, addirittura colte citazioni cinefile, a incorniciare ancor meglio quello che Pio D’Antini e Amedeo Grieco, definiscono «il loro cambio di passo». Nel quale, però, Pio e Amedeo non hanno certo smesso di essere inclusivi... a modo loro. Dove comicità fa davvero rima con libertà. «Se vuoi la vera inclusività devi trattare tutti allo stesso modo», spiegano.

IRREGOLARI

«Le nostre non sono battute gratuite. Pensiamo che non bisogna ammazzare la creatività. Anzi, bisogna includere chiunque nella comicità senza schermi protettivi. Nel nostro film lo abbiamo fatto con i down, con le persone anziane fragili e con i giovani». Non risparmiando nemmeno la preghiera e la fede ma confidando nel fatto che Padre Pio pare fosse un tipo molto scherzoso. Irregolari e scorretti come sempre, dunque. Forse più di sempre perché davvero fuori dal recinto del preventivabile. Armati di una crivella che scava davvero in profondità, in cerca di un’ironia che sappia andare oltre la semplice risata crassa. Il senso c’è tutto ed è pure potente.

A partire dalla scelta inattesa di “ricomporsi” con l’altro grande pugliese del cinema: Lino Banfi. Se tutto era nato dal loro omaggio in una Arena di Verona chiamata a gridare il «porca puttena» più forte che si fosse mai sentito, il loro punto di contatto con Nonno Libero avviene su un terreno fino a ieri quasi impensabile, delicato e addirittura commovente come quello dell’Alzheimer che i due ormai non più ragazzi trattano con una sconvolgente grazia da alta commedia italiana. Dove Lino, soprannominato non casualmente Monicelli, per la sua mania di riprendere tutto, nella speranza di trattenere i ricordi almeno nella videocamera, diventa anche l’omaggio al grande regista morto suicida e al senso ultimo che il cineasta ha voluto dare al suo fine vita. Ma poi ci sarà spazio anche per pensieri e battute legate al ricordo di Troisi e a tanta musica: da Gabbani a Tosca fino ai Pooh che, hanno rivelato i due comici, in una prima idea poi abortita, forse chissà, sarebbero finiti in ospizio pure loro. «Ma poi non l’abbiamo messo, perché loro si sentono ancora giovani e noi siamo diventati buoni», hanno scherzato con i giornalisti. Nel cast anche Ester Pantano, Cristina Marino e qualche altro cameo prezioso che vale la pena scoprire nel corso del film prodotto da PiperFilm e Our Films in collaborazione con Netflix che rappresenta più una sorta di prima summa comica corale e non solo del cinema di questa strana coppia che vuol sembrare sghemba e sguaiata ma in realtà è affiatata e metodica.

«Alla regia ci siamo autogestiti e ci siamo trovati quasi sempre d’accordo. Tutti e due siamo fermamente convinti che l’amicizia salvi le persone». Un sodalizio nato con loro, da bambini, autentico nel quale continua a specchiarsi tanta Italia, più di quanta se ne possa immaginare.

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