Il ritorno di Martin Solveig

Leonardo Filomeno

E alla fine, dopo l'eccezionale rimonta sull'amico Bob Sinclar, quello all'anagrafe fa Chris Le Friant e che un po' di anni fa lo chiamò per il prestigioso progetto Africanism, Martin Solveig butta palla e racchetta a terra e, amareggiato, lascia la partita. Non ha più senso continuare a giocare, ora che il campione del mondo Gaël Monfils, suo futuro avversario, ha fatto il suo trionfale ingresso nell'open di tennis più famoso al mondo, il Roland Garros di Parigi, e ha baciato l'incantevole She. Che entra in scena nel momento più brutto per il DJ francese. Tra i due c'è uno sguardo fugace. Poi lei va subito a sedersi accanto al manager di Solveig, il simpatico Dj Gregory Darsa, aka Lafaille, un altro pezzo degli Africanism. E' proprio grazie a She che Martin, dopo aver contestato la vittoria dell'amico assieme al campione Novak Djokovic, riesce a far continuare la gara e a guadagnare punti. Perché She tifa per lui, quindi gioisce verso la fine e all'inizio soffre tanto per le sorti dell'incontro. D'altronde l'affascinante Sinclar, che nel video appare più in forma che mai, è un professionista di questo sport, e per un po' mette in evidente difficoltà il collega. E' un clip che fa sorridere, insomma, quello di Hello. Ma è soprattutto l'ennesima dimostrazione di un grande senso di autoironia, che a Solveig non è mai mancato. Il duello, dove intervengono, oltre a quelle citate, anche altre stelle del tennis come Olivia Sanchez e Mathilde Johansson, viene commentato da Nelson Montfort e si tiene dinnanzi ad una platea di 12.000 spettatori. Il finale della storia, però, non c'é. Probabilmente sarà incluso nella nuova versione del video, che verrà rilasciata in concomitanza con l'uscita ufficiale del singolo targato d:vision/Universal. Ma torniamo al protagonista di tutta la storia: Martin Solveig. Francese, classe 76', DJ, produttore, remixer, cantante e perfino regista (oltre a quello di Tristan Seguela, dietro alla storia appena raccontata c'è il suo zampino). Un artista completo e sempre attento ai dettagli. Capace di soddisfare i suoi fan musicalmente ma anche visivamente, grazie a dei videoclip sempre molto divertenti e mai scontati. Così come non è scontato il suo percorso musicale. Che va dalla house 'da club' di Linda, Edony e del progetto Africanism a quella più facile di brani come Rocking Music, Jelousy o il remix di Madan per Salif Keita. Per continuare poi con l'electro pop dance sciccosa ma dal grande appeal radiofonico di alcune tracce del suo ultimo lavoro, C'est La Vie, uscito nell'estate del 2008. Tutto il resto è storia recente. E quando parliamo di produzioni fresche d'uscita non possiamo non far riferimento all'irresistibile tormentone Boys And Girls, che segue la scia tracciata dai brani contenuti nel citato C'est La Vie e su You Tube, col suo clip, ha superato i due milioni di click. Adesso però è il turno di  Hello, che al suo fianco vede, ancora una volta, la bravissima Martina Sorbara, cantante del trio olandese Dragonette. Hello, è innegabile, si discosta un po' dalle sue ultime canzoni. Il pop resta il condimento principale, certo. Ma la strizzata d'occhio verso la dance si sente eccome. Sì, perché ci può anche stare la classificazione di electro funky pop adoperata nel comunicato ufficiale, ma alla fine, secondo me, questo è semplicemente un brano dance. E che dance! Ad ascoltarlo, viene da chiedersi: ma il nuovo disco sarà tutto così? Se la risposta è sì, ben venga. Vuol dire che anche Solveig, al pari dei suoi connazionali Sinclar & Guetta, ha deciso di adoperare la collaudata formula magica tanto in voga negli ultimi tempi, ossia arrangiamento dance più cantato pop. In conclusione, Hello resta subito in testa, complice l'accattivante refrain e la voce magnetica della Sorbara. Poi è divertente, energica e mette di buon umore, e un po' d'allegria, specie di questi tempi, serve. L'album, che esce all'inizio del prossimo anno, si chiama Smash. Beh, caro Martin, se è pieno di potenziali 'smash hits' come quella che ci hai appena offerto come antipasto, allora il titolo non poteva essere più azzeccato.