Se va via, a La 7 solo i comunisti

Costanza Signorelli

Ora che anche Enrico Mentana ha presentato le dimissioni dalla direzione del telegiornale, chi rimane a La7? Facendo un viaggio tra i superstiti per vedere cosa rimane della tv di Telecom, si possono annotare sul taccuino l'infedele Gad Lerner e le arringhe proto-santorine di Corrado Formigli, per il quale è stata disegnata l'arena di Piazza Pulita. Presto, a gennaio, tornerà la comicità a senso unico di Sabina Guzzanti (che ricompare in video dopo un lungo esilio televisivo), mentre ogni sera la rossa (di capelli, s'intende...) Lilli Gruber ci offre la sua visione delle cose della politica. La lista non è finita. La rete diretta da Paolo Ruffini ospita anche Luca Telese e il suo giustizialismo da Fatto Quotidiano (Telese viene affiancato da Nicola Porro, vicedirettore del Giornale, e una delle pochissime appendici di destra nella rete). E ancora, su La7, manca ormai poco al ritorno del divano (rossissimo) di Serena Dandini. Come dimenticarsi poi lo show di Maurizio Crozza, Italialand, dove di bipartisan c'è ben poco (imitazione di Montezemolo a parte) e dove tutto il resto è uno spottone celebrativo di Di Pietro, Bersani e compagni. Insomma, la rete tanto acclamanta per il piglio politically correct, per i toni pacati e rispettosi, per la visione oggettiva e non inficiata da interessi di parte, con l'addio di Enrico Mentana si tinge sempre più di rosso. Cosa resta de La7? Un salottino di comunisti in cachemire (esclusa qualche rara eccezione, tra le quali anche il 'nostro' Gianluigi Nuzzi che ora conduce Gli intoccabili). Per completare un quadretto a tinte rosse mancherebbe soltanto la pedina più pregiata, il teletribuno Michele Santoro: alla grande rimpatriata manca soltanto il paladino. Dunque, buona visione... Guarda su LiberoTv il videocommento di Francesco Specchia sulle dimissioni di Chicco Mentana