'Paris Match' compie sessant'anni
E si regala un'intervista con la Bardot
Il 10febbraio 1951 una ragazzina sconosciuta di 16 anni apparve sulla copertina delsettimanale francese Paris Match. Era la sua prima copertina. Un'adolescente, un giornale al suo debutto.Quella copertina consacrò la sua ascesa. Quella ragazza era la splendidaBrigitte Bardot. E oggi che Paris Match, rivista d'informazione ispirata allaprestigiosa rivista americana Life, compie 60 anni, ha deciso di festeggiare con quella splendidadonna. Attraverso un'intervista a tutto tondo. Insolente elibera, B.B. è la giovinezza della Francia. E quella di Match. Tra B.B. e larivista, una storia d'amore che si consacrerà attraverso il matrimonio conRoger Vadim, reporter del magazine. Brigitte cambierà mariti e amanti, mai ilgiornale. Con la grazia di una star chenon ha mai nascosto la sua età, B.B. indirizza alla rivista i suoi giudizisempre birichini per un compleanno che si incolla al suo destino. «Oggiancora Paris Match resta fedele alle promesse del suo lancio», ha detto ildirettore della redazione Olivier Royant che ne approfitta per annunciare laversione digitale, e-Match, da sfogliare su internet o sull'iPhone. Perl'occasione esce in edicola un numero speciale con foto d'archivio e scoopstorici. Nel numero speciale c'è una lunga intervista con l'ex icona delcinema, Brigitte Bardot , che augura «buon compleanno» alla rivista. Di seguito riportiamo ampi stralci dell'intervista a B.B. Paris Match(P.M.) - Il 10 febbraio 1951 Match ti dedica per la prima volta la suacoprtina, tu avevi 16 anni, tu eri sconosciuta B.B. –Credo di ricordare che si trattasse di illustrare un reportage sul tema restatesempre giovani applicando il metodo deldr. Gayelord Hauser”. Ero terribile in quella foto, oserei dire una noce dicocco con la parrucca. Non mi riconosceva nessuno dato che non avevo mai fattocimena. Da quelo momento il mio nome non è più stato menzionato allo stessomodo sulla copertina. P.M. – Apoco a poco tu cominci ad essere conosciuta. A Cannes tu esci da un cartone sulponte di una portaerei americana. Match ti fotografa, sono le tue prime uscite. B.B. – Nelvecchio palazzo del giornale, via Pierre Charron, ero come a casa mia. ParisMatch era una mia seconda casa, conoscevo tutti gli angoli della redazione. Eroconosciuta come la donna di Roger Vadim (giornalista), ma anche come lacompagna che divideva tutti i piccoli segreti dei reporters. Quante volte hodormito su un grande divano durante le notti di chiusura del numero. Si, Matchè stato il mio rifugio, prima e dopo la mia celebrità. È stato la mia famiglia,tenera e complice, e soprattutto fedele. P.M. Su unatua celebre foto, in cui eri seduta, le gambe sollevate e incrociate, incollant nere, i capelli sulle spalle, si può leggere la tua dedica: ‘Da partedi Bri, la piccola fidanzata di Match'. B.B. – Sonostati i fotografi che hanno trovato questo dolce soprannome. Bisogna sapere acosa assomigliava il giornale negli anni 50-60. Era una confusione integraleper le gag e di scherzi. Il rigore dell'informazione e la caccia agli scoop nonimpedivano scherzi continui. P.M. –All'epoca, un calcolo molto serio rivela che le riviste francesi ti hannodedicato 3 milioni di righe e hanno pubblicato 30mila tue foto. B.B. – Unacosa simile è inimmaginabile al giorno d'oggi, ma è la verità. Sono statabraccata, manipolata, aggredita, pedinata giorni e notte. Sono stata la predadei fotografi che venivano dall'altra parte del mondo; allora ho scelto Match ei suoi fotografi per delle uscite benelaborate e esclusive che neutralizzò la concorrenza. Concorrenza che, beninteso, si vendicava scrivendo cose sbagliate su di me. P.M. – Iltuo parto, nel gennaio 1960, è stato senza dubbio il parossismo del fenomenoBardot. B.B. Hotrascorso gli ultimi due mesi di gravidanza chiusa in casa, in avenuePaul-Doumer, ‘prigioniera' di 200 giornalisti che piantonarono la mia casagiorno e notte,. P.M. – Laprima foto tua con il bambino fruttò molti milioni di franchi dell'epoca. B.B. – Fuuna nascita incredibilmente violenta, da ogni punto di vista. Ho avutol'impressione di morire o di diventare pazza. Quaranta nove anni dopo io so chela più grande ingiustizia che ho inflitto a mio figlio Nicolas è averlo fattonascere in simili condizioni. Io so che, per lui, fu un'ingiustiziaincredibile. P.M. - Oggitu hai due nipoti di 17 e 20 anni. Si dice ti assomiglino… Ma tu sei una bravanonna? B.B. – No,non sono una brava nonna. Loro vivono in Norvegia con il padre, non parlanofrancese, e non abbiamo mai l'occasione di vederci. Perché mentire? Ho sempredetto quello che pensavo: e non ho mai creduto ai legami di sangue. P.M. - Torniamoalle tue foto: le copertine diventanosempre più numerose, le iniziali B.B. ‘occupano' tutto il pianeta B.B. – Tuttequello mi ha fatto così paura… Ero unanimale in gabbia, che non aveva la forza di fuggire, di vivere. P.M. - Hai anche fatto uno strip-tease vestita dasuora… B.B. –Stavo girando “Le novizie” con la mia compagna Girardot. Claude Azoulay mi haproposto, per Match, di togliere i miei abiti da suora, uno a uno. È stato cosìche, su una spiaggia, gli ho mostrato i miei piccoli glutei conosciuti dalmondo intero, con un dettaglio divertente: ero nuda con una cornetta sulla testa. Fotoche sono state pubblicate da Playboy e che hanno fatto il giro del mondo. P.M. –Quale foto desidereresti fosse pubblicata dopo la tua morte? B.B. –Quella con il cucciolo di foca, che è il simbolo di tutta la mia vita. Dallacelebrità all'isolamento sulla banchisa, la solitudine che ho così spessoaffrontato e , infine, la protezione animale, P.M. – E sedio ricreasse la donna, che consigli gli daresti? B.B. – Che midonasse il potere per combattermi. E che cambiasse l'uomo… Silvia Tironi