Alla fine (forse) se ne sono accorti anche a sinistra: i proPal sono irrimediabilmente violenti. Ma è servito il vergognoso assalto dei cosiddetti "antagonisti" alla redazione torinese de La Stampa ad aprire gli occhi alle tante anime belle progressiste.
La prova? Le parole di Massimo Giannini, editorialista di Repubblica (nonché ex direttore proprio de La Stampa) in studio da Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7. "Malaguti (l'attuale direttore del quotidiano torinese, ndr) dice che questi non sanno quello che fanno, non capiscono, non si rendono conto di quello che La Stampa rappresenta e di cosa ha scritto su Ucraina o Palestina. Io capisco il suo auspicio ma dire che non sanno è già un modo per assolverli".
"Noi non possiamo considerare una speranza della democrazia quando i giovani scendono in piazza in modo non violento e dire 'non sanno' quando invece fanno questi gesti violenti - sottolinea giustamente Giannini -. Io penso invece che sappiano quanto basta, e penso che questo approccio violento sia più diffuso di quello che noi crediamo. Questi sono 100 disgraziati delinquenti, nei cui confronti va esercitata la massima severità. Però questo loro stato d'animo riflette un sentimento più profondo e radicato in tutto quello che si è mosso a favore della Palestina".
Giannini contro i violenti pro-Pal, guarda qui il video di Otto e mezzo su La7
"Il vero cortocircuito è che si battono per garantire il diritto di parola a quell'imam di cui si discute il possibile respingimento (Mohamed Shahin, imam di Torino che aveva difeso la strage del 7 ottobre, ndr) e poi attaccano un giornale in cui il diritto di parola viene garantito, attaccano un presidio della democrazia. Però lo fanno scientemente e la prova è che dicono 'lo rifaremo'".
Non c'è che dire: una salutare ma tardiva presa di coscienza di quanto l'ultra-sinistra coccolata, protetta e vezzeggiata non solo da Francesca Albanese ma pure dal Partito democratico sia pericolosa. Peccato che molti si siano svegliati dopo mesi di minacce, vandalismi e aggressioni. Sarà solo perché l'obiettivo stavolta era un simbolo "progressista"?