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Musica, il 'Viaggiatore immobile' di Anzovino corre dentro l'anima

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Roma, 31 dic. (Adnkronos) - Silenzi densi, loquaci. Una partitura senza tabù dove note, suoni e ritmi si incontrano per amore. Niente schemi. Ma c'è sempre armonia. Una partitura che scrive la sceneggiatura di un film che si crea nell'immanenza dell'ascolto. Un titolo perfetto, 'Viaggiatore immobile', per un album, l'ultimo di Remo Anzovino, che si insinua subito nelle radici, scolla ricordi incrostati dal tempo e girovaga dentro l'anima. La solletica, la tiene sveglia. Se tenti di fare dell'altro mentre lui va, non puoi, devi fermarti e lasciar entrare 'il viaggiatore immobile', il pianoforte, e tutti i suoi compagni: contrabbasso, marimba, boobans, vetrofono, percussioni, vibrafono, arpa, chitarre elettriche, banjo, clarinetto basso, glockenspiel, trombone, omnichord, santur, sega musicale, shakuhachi, violini e altri ancora che contribuiscono ad una ricchezza cromatica che seduce fino alla fine. Ogni traccia è una storia, che si scrive negli occhi. Il 'Viaggio' inizia con 'Natural mind': il ritmo verticale percussivo e costante invita a scorgere il miracolo in ciò che si ripete. Invita ad accorgersi. 'Spasimo' arriva piano piano e si impone, scombussola, poi si ritrae, lasciando a chi ascolta lo spazio per ricomporre quel che dentro cerca equilibrio. 'Irenelle' consegna lo scettro al pianoforte che lascia in eco al vento la sua melodia. Su 'Pazyryk', il più antico tappeto della storia, i passi di uomini e donne arrivano da lontano. Le passioni strazianti di un tempo si accendono d'archi e il contrabbasso osserva, commenta, accoglie una nostalgia eterna. 'Musica per due', leggiadro, scrive immagini semplici d'amore come nella balera di un paesino dove uomini e donne si incontrano per aprire danze amorose. Cancella il tempo la sega musicale dell"Orchidea', e tutto è nell'assoluto, nei sensi, col pianoforte che recita i suoi versi al coro. L'orecchio è già appagato, metà dell'album è trascorso. E arriva 'Transoceano': il trombone diventa protagonista e il pianoforte lo commenta e poi, duettando, si scambiano le parti, come due trapezisti si prendono e si lasciano. 'Specchio' è seduzione! E 'Amore pop' una passeggiata d'amore con le corde pizzicate che ritmano il presente, mentre il futuro si dilata col pianoforte, i fiati e gli archi. L'album volge al termine e il pianoforte di Anzovino con un'impostazione quasi clavicembalistica in 'Quattro Canti' parla della Dea Musica, per evocare, un istante dopo, in 'Orient Island' le atmosfere di luoghi che sanno vivere sospesi fra Cielo e Terra. In attesa di un nuovo album e delle immagini che racconterà, non si può fare a meno di raccogliere il messaggio dell'ultimo brano, '9 Ottobre 1963', scritto da Anzovino (che abita ad un'ora dal luogo della sciagura), "nella speranza che la musica contribuisca a mantenere vivo il ricordo di un fatto che considera la madre di tutte le tragedie dovute all'incapacità dell'uomo di ascoltare i segni della natura". Il cluster finale urla con forza il dolore ed evoca un grande senso di incompletezza.

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