Venezia: Ivano De Matteo, 'I nostri ragazzi' e la difficolta' di essere genitori (2)
(Adnkronos/Cinematografo.it) - Cosa che il regista de 'Gli equilibristi' fa con i propri attori: "Ho un figlio di sedici anni, stessa generazione di cui Ivano parla nel film, una generazione che vive la realtà filtrata da tante cose, vere e finte, ed è difficile discernere tra le due cose", dice Alessandro Gassmann, "orgoglioso di aver interpretato un personaggio che non avevo mai fatto: per fortuna, anche nella realtà, esistono persone che cambiano atteggiamento o idea nei confronti delle cose della vita". Cambiamento, lo stesso a cui è chiamato un attore quando deve interpretare ruoli così delicati: "Se dovessimo interpretare solo le cose che ci somigliano saremmo condannati a interpretare solo noi stessi", dice Lo Cascio, che spiega: "L'attore deve avere capacità mimetica, facendo uno sforzo di sconfinamento. Si smuovono cose personali, dalla lettura dello script al confronto col regista, e poi ci si lascia aggredire dal personaggio, che ci colonizza. L'attore non può non amare il proprio personaggio mettendosi sempre in discussione: un film deve essere sempre un'esperienza estrema. Condizione in cui per il personaggio si aprono spazi di crisi". La stessa in cui sprofonda il personaggio di Giovanna Mezzogiorno: "Clara è una donna difficile da giudicare. E' una madre molto apprensiva nei confronti di questo figlio, che approccia sempre con un atteggiamento timoroso perché lo vede ostico, chiuso, trattandolo in maniera quasi reverenziale. Questa apprensione si trasforma poi in ferocia, quando è disposta a tutto per proteggerlo. E' un personaggio profondamente sbilanciato, ma chi può dire cosa si farebbe in una situazione del genere? Sono convinta che nella vita, in generale, non si cambia: quando accade qualcosa di estremo si apre una porta e viene fuori qualcosa che già c'era, qualcosa che magari ignoravamo di avere, ma che era già lì". (segue)