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Nba, Heat in finale. Il Boston pride non basta

Miami si giocherà l'anello contro Okc. Nascerà una leggenda, resta da capire quale

Andrea Tempestini
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  Boston pride, Celtics in grado di far commuovere gli appassionati Nba a tutte le latitudini. Ma non basta. La decisiva gara sette delle finali della Eastern Conference va ai Miami Heat di LeBron James e Dwayne Wade, che ritrovano anche un decisivo Chris Bosh, incredibilmente mortifero dai tre punti, e volano alle finalissime contro i ragazzi terribili di Oklahoma City. L'orgoglio non basta - Tutto come previsto, verrebbe da dire. La finale tra Miami e Okc era la più quotata, fin dalla prima palla a due della stagione (Chicago Bulls e San Antonio Spurs permettendo: i primi "spazzati" via dall'infortunio di Derrick Rose, gli altri che dopo aver incantato con una delle migliori pallacanestro della decade hanno ceduto alla forza fisica di Durant e compagni). In questi playoffs 2012, però, non c'è stato nulla di scontato: e così, da copione, non c'è stato nulla di scontato nemmeno nella gara 7 delle Eastern Finals. Dopo la sonora sculacciata refilata a Boston nella 6 sul parquet intrecciato del Garden, per Miami, davanti al pubblico di casa, ci si aspettava una partita semplice. Così non è stato. Boston, squadra che ha un orgoglio che fa provincia, è stata avanti per i primi tre quarti, trascinata da un monumentale Rajon Rondo (tripla doppia d'ordinanza con 22 punti, 14 assist e 10 rimbalzi). Per i Celtics gran contributo nel primo tempo di Brandon Bass (che chiude con 16 punti) e solita prova di grande sostanza  di Pierce, Garnett ed Allen. Ma negli ultimi minuti della partita, quando era già scattato il processo mediatico contro il "prescelto" che però non sarebbe in grado di vincere, LeBron James ha preso in mano i suoi: suo il canestro da tre, tiro insensato e scoccato da distanza siderale, che ha spezzato in due la partita. LbJ chiude con 31 punti, 12 rimbalzi e 2 assist. Concreta prova di Wade, che dopo un primo tempo in ombra si riscatta negli ultimi due quarti con canestri - impossibili - nei momenti decisivi della partita. Ma per gli Heat il vero coniglio estratto dal cilindro è stato Crish Bosh, che alla terza partita dopo il lungo stop nei playoffs ha messo a segno 19 punti in 31 minuti di gioco (9 con tre triple): il terzo dei big three è stato definitivamente recuperato. Al termine di una partita leggendaria, al termine di 48 minuti di pallacanestro portata agli eccessi della perfezione, il divario si allarga: gli Heat vincono 101-88. Fine di un'era - Da lacrime il caloroso saluto dedicato dal palazzetto di Miami agli altri big three, quelli avversari - Pierce, Garnett e Allen - che con tutta probabilità hanno archiviato la loro gloriosa parentesi (in cinque anni un titolo e un altro anello sfumato a gara 7 contro i rivali di sempre, i Los Angeles Lakers). Garnett e Allen usciranno dal contratto e pare improbabile, quasi impossibile, il rinnovo con i Celtics: il loro futuro è ancora da scrivere. In verde resteranno il capitano Paul Pierce (un anno ancora, tanti problemi fisici) e Rajon Rondo, sempre più superstar, con una visione e un ritmo di gioco che, nel bene e nel male, lui e lui soltanto ha su questo pianeta. Negli occhi di tutti gli appassionati resterà questa gara sette dei Celtics che vecchi, acciaccati e zeppi di infortuni, hanno tenuto testa e spesso in mano la partita contro gli Heat campioni in carica della Eastern Conference. Negli occhi di tutti gli appassionati reseteranno questi Celtics, il basket che hanno proposto nell'ultimo lustro, il loro esempio, il loro orgoglio, la loro determinazione. Coach Doc Rivers sa cos'ha plasmato, ma era conscio anche del fatto che un'era stava terminando: gli occhi del duro Doc, mentre scorrevano gli ultimi secondi di un'epopea, erano inumiditi dalle lacrime. I pronostici - Terminata una leggenda, ora la tavola è apparecchiata perché ne nasca un altra. Nella finalissima partono favoriti i Thunders: con Durant, Westbrook e Harden sono una squadra fantascentifica. Se al terzetto ci uniamo anche Serge Ibaka (in clamorosa ascesa, si sta imponendo come uno dei lunghi più decisivi dell'Nba, e ha trovato un'inaspettata dimensione offensiva con il tiro dalla media), la difesa di Sefolosha, i muscoli di Perkins e la innata propensione alla vittoria (e alla leadership) del Venerabile Maestro, Derek Fisher, risulta chiaro il quadro: questi sono difficili, difficilissimi da battare. Ma gli Heat, da par loro, hanno il giocatore più forte di tutti, quel LeBron James troppo spesso criticato e messo in croce per non essere ancora riuscito a vincere. Per LbJ questa non è l'ultima chance, neanche per idea (tanto per intendersi, la leggenda del basket, Michael Jordan, il primo anello lo ha messo al dito a 28 anni, e James ora ne ha 27), ma c'è da scommetterci: farà di tutto per vincere. E per farlo al suo fianco avrà Wade e Chris Bosh: un terzetto formidabile, forse superiore a quello di OkC. Ciò che manca a coach Spoelstra e agli Heat è una profondità, una rotazione comparabile a quella dei Thunders, che però non hanno ancora la confidenza dei giocatori di Miami con partite di questa importanza. Ciò che manca agli Heat e che dovranno trovare nella serie della vita è la capacità di portare a casa le partite nei momenti decisivi. L'appuntamento per tutti gli appassionati di Nba è per la notte tra martedì e mercoledì: gara uno delle Finals. La storia è lì, tutta da scrivere. Come detto, la tavola è apparecchiata per la nascita di una nuova leggenda. Facile immaginare che chi esca vincente da questa serie, sia che si tratti di Miami sia che si tratti di Okc, possa trovare la convinzione e l'energia mentale per dominare l'Nba negli anni a venire. di Andrea Tempestini  

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