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Conte: "Non dovevo patteggiare, sono innocente"

L'allenatore svela le sue verità dopo la squalifica a 10 mesi in seguito allo scandalo calcioscommesse: "Mi hanno mandato al macello senza riscontri. L'accusa di Carobbio è insensata"

Andrea Facchin
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Ha voglia di parlare Antonio Conte. Della squalifica, del calcioscommesse, della sua Juve: ne ha per tutti. E lo fa in un'intervista esclusiva alla Gazzetta dello Sport.  "Ho sbagliato a patteggiare" - Il primo pensiero va alla sentenza che lo terrà lontano dai campi per dieci mesi, in seguito al deferimento di Palazzi per doppia omessa denuncia: "C'è una cosa che non rifarei se potessi tornare indietro: accettare controvoglia il patteggiamento. Non si patteggia l'innocenza anche se gli avvocati ti consigliano di farlo perché è un'opportunità e i rischi del dibattimento sono alti. E' stato un errore". Rotto il ghiaccio, Conte è un fiume in piena: "Ho la coscienza a posto. Non si può squalificare una persona in questo modo, senza nessun riscontro. Dei giudici ho fiducia, del sistema meno". E proprio all'intero sistema della Federcalcio, il tecnico fa un appunto ben preciso: "Quando le Procure avranno finito le indagini, penso che la Federcalcio debba chiedersi se le regole attuali del processo sportivo siano rispettose della difesa di un tesserato e delle società quotate in Borsa. Credo si possa coniugare la lotta alle combine con un dibattimento meno sommario: vi sembra normale quello dove i difensori non hanno la possibilità almeno di controinterrogare un pentito considerato credibile anche quando si contraddice in modo evidente? I collaboratori sono tutelati in modo spropositato". Conte racconta della sua reazione una volta scoperto di essere tra gli indagati: "Quasi mi mettevo a ridere. L'avevo presa alla leggera. Tutto cambiò con la perquisizione. Solo io so il dolore che ho provato quel giorno. Non ero in casa, ma c'erano mia figlia piccola e sua nonna. Sa che cosa ha detto un poliziotto a mia suocera che domandava perché? Lo chieda a suo genero il perché. Ha detto così, in modo quasi sprezzante. Ecco, non avendo fatto nulla non potrò mai dare una risposta a mia suocera." Capitolo Carobbio - Ripensando alle accuse del "pentito" Filippo Carobbio, Conte non ha dubbi: "Accusa insensata: sarei stato così fesso da rendermi ridicolo e ricattabile da 25 giocatori? Lo stesso Carobbio fa riferimento al mio discorso: intenso e carico di motivazioni. E dopo averli spronati per lui avrei concluso dicendo 'comunque pareggiamo'? Ma che senso ha?". E continua: "Carobbio ha continuato a cambiare le sue dichiarazioni in modo camaleontico, altro che arricchimenti come li ha definiti Palazzi. L'ultimo aggiustamento è arrivato, guarda caso, tre giorni prima della mia audizione. Carobbio in realtà non è un vero collaboratore, ma un soggetto che si sta difendendo". A ulteriore conferma della sua posizione, il tecnico bianconero dichiara: "faccio presente una cosa. Bisogna capire quello che è il mio rapporto con squadra e collaboratori: non sono amico dei giocatori, i ruoli sono ben separati. C'è sempre stato un timore reverenziale nei miei confronti. E' un rapporto intenso, ma funzionale a un obiettivo. Fuori dal campo ognuno ha la propria vita. Ecco perché quel tipo di notizia non poteva mai arrivarmi e così sarà per il futuro. Se qualcosa è avvenuto, è successo alle mie spalle". "Stellini mi ha danneggiato" - Il discorso, poi, si sposta sulla figura del suo ex collaboratore al Siena Cristian Stellini, squalificato per due anni e sei mesi perchè coinvolto nella combine con l'AlbinoLeffe: "Stellini mi ha tenuto all'oscuro perché sapeva bene quale sarebbe stata la mia reazione. Mi sono arrabbiato molto con Cristian. Mi spiace averlo perso come assistente, ma i suoi comportamenti mi hanno messo in difficoltà e danneggiato". Parentesi Juve - Il tono è molto più disteso quando Conte parla della sua squadra, anche se non rinuncia a togliersi altri sassolini dalle scarpe. Il bersaglio è Mazzarri, in riferimento alle polemiche alzate dal tecnico del Napoli dopo la sconfitta contro la Juventus in Supercoppa, a Pechino: "Ognuno vede le cose a modo suo. Sento dire anche che la Juve attuale si è ispirata a Walter Mazzarri. Si possono copiare i numeri, ma di sicuro è molto diversa la mentalità, il modo di affrontare la gara, la voglia di essere propositivi, i principi di gioco. Devo continuare?". E riguardo alle frecciate di Zeman, neo allenatore della Roma: "Lo aspetto. Vedrò il verdetto del campo". Dopo aver ringraziato la società Juventus per essergli stata accanto e smentito categoricamente le voci sulle sue dimissioni, Conte conclude così: "Ribadisco l'ennesima fiducia nei giudici, la mia presenza in aula era proprio un segnale di rispetto verso di loro. Ho annusato l'aria di questo processo, ho ascoltato i miei avvocati e la controreplica di Palazzi. Da quello che ho sentito sono molto sereno e fiducioso: contro il Parma conto di ritornare in panchina".

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