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MotoGp Indianapolis, eterno dominio Marquez. Orgoglio Rossi e Dovizioso

Giulio Bucchi
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Alla fine vince Indianapolis, che apre i giochi della MotoGp, diverte e, per dirla alla Rossi, regala spumeggianti arrembaggi da palpitazioni. Era un pronostico scontato, si è confermato un pronostico scontato. Rimane tuttavia quel fotogramma del trio Rossi-Lorenzo-Marquez carena contro carena nelle prime curve, perfettamente inclinati e paralleli, cocciutamente non disposti a mollare un millimetro, che dice molto di come sia stata la prima metà gara e racconta altrettanto di quali siano stati gli animi dei diretti interessati. Il cannibale - Marquez per una volta fa il giovane Rossi, non scappa, gigioneggia e ingrana la marcia a circa metà gara. Le prove erano schiaccianti, gli indizi inconfutabili: con circa mezzo secondo di margine sul passo rispetto ai rivali era solo questione di di ordinaria amministrazione. Fa 10 su 10, raggiunge Agostini, replica Doohan, conquista la 100ma e 500ma per la Spagna: obiettivamente più stanco al traguardo, tira leggermente il fiato senza cambiare la sostanza. Sostanza che invece cambia, e di molto, per Lorenzo da Maiorca, capace di far rivedere ritmi e costanza dei tempi migliori, carattere e personalità da campione. La pausa estiva, gli allenamenti, l'amico Biaggi giovano e le buone prestazioni della vigilia finalmente trovano riscontri al semaforo verde. Consapevole della propria forza sulla distanza, aspetta giudizioso, lancia messaggi subliminali ai coprotagonisti, tira fuori le unghie nel finale per una rincorsa improbabile. E' un nuovo inizio, se non definitivo, sicuramente diverso dal primo in terra qatariota, finito, affondato miseramente nella polvere. Orgoglio italiano - Rossi e Dovizioso, ovvero cuore oltre l'ostacolo. I primi giri sono da cineteca, i sorpassi duri e corretti, la lotta tenace e strenua. In perfetto stile a stelle e strisce, si rischia, si azzarda, si tenta. Il primo cercava conferme di continuità di prestazione, il secondo cercava conferme di continuità di crescita: entrambi hanno avuto risposte incoraggianti, entrambi sorridono soddisfatti. Lontani dall'obiettivo ultimo, ma più vicini, sono l'orgoglio tricolore per coraggio e determinazione, orfani al momento soltanto di Iannone, tanto pronto quanto sfortunato. L'aria frizzante, la Indy Mile e i pazzi del flat track fanno il resto. Se Pedrosa mantiene la nomea di Camomillo e corre impalpabile, il retro-copertina è tutto per i ragazzi della Moto3, baldanzosi e audaci. 23 giri per almeno il triplo dei sorpassi, i primi cinque aperti a ventaglio sul rettilineo sono l'apoteosi di un week end, dove l'unico neo sono le troppe e pericolose cadute. di Giulia Volponi  

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