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MotoGp, Marc Marquez campione del mondo: il trionfo dell'unico erede di Valentino Rossi

Giulio Bucchi
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Si è preso i titoli per tutta la stagione, si è preso la gloria per 11 volte di cui 10 consecutive, ora si prende tutto quanto perché Marc Marquez non vince, ma centra il secondo campionato consecutivo, che era sì pura formalità eppure a giochi fatti ha completamente un'altra valenza. Il Sol Levante illumina una sola persona, un piccolo pilota trasformatosi in samurai con tanto di katana, saggio e oculato dopo essersi fatto beffa delle leggi della fisica, della storia, delle statistiche. E' il simbolo del nuovo che avanza, della generazione che corre anche letteralmente a 300 km/h e nessuno riesce a starle dietro: precocità figlia di fame, fretta e voglia incontenibili per cui MM93 abbatte e macina record trentennali. La Honda trionfa in casa, come mai prima, nemmeno ai tempi di Rossi o Doohan. Subisce l'onta, se di onta si può parlare, del podio Yamaha, di un Lorenzo ritrovato, salvo poi guardare la classifica e sorridere a 32 denti. Nakamoto è elettrizzato, i vertici orgogliosi, ognuno conquistato da questo sbarbatello divenuto grande senza perdere l'entusiasmo. Come lui nessuno mai. Forse è troppo, forse però è meritato per il modo e il tempo, per una stagione incredibile soprattutto ineccepibile. Marquez dichiara alla vigilia di puntare alla vittoria e spingere come sempre, candidamente ammette a fine corsa di aver pensato al bottino finale perché i due errori ad Aragon e Misano pesavano al pari di macigni e il corpo era rigido, la guida non era fluida, i sorpassi e le staccate parevano montagne. Alla fine è solo una festa, un saltellamento infinito condito di cori ed abbracci, dove gli occhi dello spagnolo e del suo team raccontano più di qualsiasi parola. Il ruolino di marcia permetteva sonni tranquilli, poteva sminuire un traguardo importante per l'apparente semplicità con cui è stato infine raggiunto, invece non ha evitato la tensione e la pressione, ha ulteriormente caricato di significato questo alloro apparso pure nel casco celebrativo, non a caso dorato. Un ragazzo d'oro, per il talento, per il carattere, per la ventata di freschezza che ha portato nell'ambiente (e anche per il giro d'affari che sta creando). L'ultimo, dopo Valentino Rossi, ancora una volta lui, che pure oggi ha dovuto sorpassare alla loro esclusiva maniera, nell'ennesimo e infinito passaggio di consegne. di Giulia Volponi

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