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Dalla Lazio agli azzurri fino al Parma: il tuttofare Lotito vuol salvare i ducali

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Ignazio Stagno
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Il ritratto più pregnante glielo ha cucito addosso Massimo Ferrero: «Se c'è un funerale, Lotito vuol fare il morto. Se c'è un matrimonio, vuol fare lo sposo». Sarà smania di protagonismo, più probabilmente è senso per gli affari: il presidente della Lazio, da homo novus del calcio italiano, ne è ormai diventato il primus inter pares. È un mister Wolf in salsa romana: risolvo problemi, metto buone parole, sistemo tutto io. Non c'è terreno calcistico dove non abbia fatto valere la propria giurisdizione: dalla trattativa sui diritti tv con Infront fino all'elezione di Tavecchio come presidente della Figc. Adesso Lotito torna alla carica: il Parma di Ghirardi è in difficoltà economiche e sportive, lui da «padre padrone» del pallone nostrano non resta sordo alle richieste d'aiuto. Stando alle ultime indiscrezioni, il patron biancoceleste avrebbe offerto ai ducali i suoi giocatori in esubero, come Konko e Novaretti, in cambio del difensore gialloblù Paletta. Non solo: Lotito sarebbe pronto a far tornare in corsa nell'acquisto della società gialloblù il petroliere Rezart Taci, che nelle settimane passate aveva sondato la disponibilità delle quote societarie del Parma. Un riavvicinamento difficile, ma non impossibile, approfittando anche dei buoni uffici del ds laziale Igli Tare in Albania. Che l'asse Lotito-Parma sia caldo, lo dimostra anche l'affare Parolo e i cinque giocatori arrivati in estate dall'Emilia alla Salernitana, formazione di Lega Pro di cui il numero uno laziale detiene la maggioranza delle quote. Oltre il latino c'è di più, verrebbe da dire. Lotito ha nascoste ma efficaci capacità di mediazione: basti pensare a come ha ricucito lo strappo di gran parte delle squadre di Serie A dopo la gaffe di Tavecchio su «Optì Pobà». O come è riuscito a farsi garante del nuovo Bari targato Gianluca Paparesta: ha convinto i colossi dei diritti tv Infront e Mp Silva ad anticipare i milioni utili a far decollare il progetto della società pugliese. Dalla sua parte ha portato i maggiorenti del calcio italiano, anche i veterani, quelli che comandavano quando Lotito era un semisconosciuto imprenditore nel settore delle pulizie: Galliani, Matarrese, Carraro. Nel frattempo, lui ha imparato, ha scalato, è arrivato al vertice: la tuta dell'Italia indossata in occasione dell'esordio di Conte in Nazionale aveva scatenato più di una polemica. Informalmente, sbottò: «Tutta invidia». Mai ostentare i simboli del potere. di Nicola Borghi

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