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Inter, la verità sulla crisi: da quando la squadra è sparita, che cosa c'è dietro

Andrea Tempestini
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Chissà se i tifosi nerazzurri che urlavano «Yuto, Yuto» vedendo Nagatomo avvicinarsi al dischetto del rigore, avrebbero immaginato che per ben oltre un mese quella sarebbe stata l'ultima vittoria dell'Inter. E invece, dal rigore decisivo del giapponese nella sfida col Pordenone del 12 dicembre scorso, gli uomini di Spalletti non sono più riusciti a portare a casa un successo. Non che meglio sia andata ai neroverdi di Colucci, che dall'impresa sfiorata a San Siro hanno raccolto due ko e due pari, allontanandosi dalla vetta del girone B di serie C. Magrissima consolazione per i nerazzurri, perché da metà dicembre la bella versione di Skriniar e compagni ammirata fin lì non si è più vista. Leggi anche: Spalletti in prima linea per difendere Santon Lo score in questo mese e mezzo recita 3 sconfitte (compresa quella col Milan in Coppa Italia) e 4 pareggi, con 4 gol fatti e 8 subiti: non il rendimento di una squadra in lotta per la Champions League, che anzi procede a ritmo retrocessione. L'impressione è che qualcosa, dopo il Pordenone, si sia rotta: magari inconsciamente, il non essere riusciti a battere nei 120 minuti i neroverdi può avere avuto il suo impatto, soprattutto su una squadra che caratterialmente non ha mai nascosto di avere problemi (basti pensare a come abbia mollato nella passata stagione una volta capito che la zona Champions era irraggiungibile). Difficile dire davvero cosa sia successo però, se sia una questione mentale, una questione fisica o solo sfortuna, oppure magari una combinazione dei tre fattori. Sta di fatto che l'Inter non è ancora riuscita a ripartire, e il pari con la Spal ha evidenziato problemi ancora lontani da essere risolti. Spalletti, che pareve il dodicesimo uomo e da molti indicato come il miglior acquisto, sta vivendo una situazione simile a Stramaccioni e Mancini: grande partenza, grande ammosciamento. Qualcuno dei tanti problemi potrebbe in realtà essere risolto dal mercato, con l'arrivo di Javier Pastore. Il 28enne trequartista argentino resta il primo nome della lista, motivo per cui i dirigenti nerazzurri, ieri a Parigi, stanno facendo di tutto per convincere il PSG, offrendo un prestito oneroso con riscatto in caso di raggiungimento della Champions. Intanto l'ex Palermo è stato convocato per la sfida di stasera contro il Rennes (semifinale di Coppa di Francia) ed Emery, tecnico dei parigini, dichiara: «Vorrei che restasse, gliel'ho detto: per noi è importante». Il tutto mentre Mauro Icardi torna protagonista sui social, con un sibillino «Chau chau», «ciao ciao», seguito da un post su Instagram, «Poter dire addio è crescere». L'elenco dei messaggi equivoci continua. di Matteo Spaziante

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