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Verona, dopo il disastro parte l'appello: "Basta, Hellas e Chievo devono unirsi"

Gino Coala
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Com' è triste Verona. L' anno scorso il ritorno in serie A e subito, senza nemmeno soffrire fino all' ultima giornata, la retrocessione. Brucia l' atteggiamento della società, dell' allenatore e della squadra: pochi sussulti e tanta mediocrità. Un affronto per una curva, la Sud, che meriterebbe l' Europa, non la B. Per i tifosi gialloblu l' Hellas è una fede, uno stile di vita. C' è un attaccamento agli amati colori quasi all' inglese. Però in Inghilterra i giocatori danno l' anima fino all' ultimo minuto. In questa stagione invece si è deciso di tirare indietro la gamba, di mollare prima del tempo. E adesso? «Io credo, risorgerò», cantano i butei veronesi. Il problema è un altro. Cosa vuol fare dell' Hellas il presidente Setti? La città non merita di vivacchiare. C' è uno scudetto, quello dell' 84-85, da onorare sempre e comunque. Non basta vincere un derby col Chievo... A proposito della squadra della Diga. Dopo 17 anni in A si nota una certa svogliatezza: il giocattolo di Maran si è rotto. Il mister è stato esonerato. Oggi debutta in panchina Lorenzo D' Anna, uno degli eroi del Chievo di Delneri. I tifosi, sempre pochi rispetto a quelli dell' Hellas, hanno comunque deciso di farsi sentire, animatamente. In un parapiglia è arrivato un ceffone al team manager Marco Pacione. Non si fa, ovvio. Ma il messaggio è arrivato: fuori i cosiddetti. Tra Hellas e Chievo si nota un filo conduttore, visto dai tifosi: basta squadre bolse. E allora buttiamola lì: perché invece di due team deboli, non si dà vita a uno squadrone capace di puntare all' Europa? La città è pronta. Il nome è facile: Verona. E basta. di Giuliano Zulin

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