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Italia-Arabia Saudita è un test senza senso, Roberto Mancini il primo a saperlo

Davide Locano
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Il problema di Arabia Saudita-Italia è che se io e te volessimo, con un minimo di allenamento potremmo essere inseriti nella lista dei 23 del ct arabo. Certo, non avremmo il passaporto, ma sarebbe l'unico vero ostacolo alla convocazione: i nostri avversari di ieri si sono rivelati talmente scarsi da lasciare tanto, tanto e tanto amaro in bocca. «Perché loro sì e noi no?». Già, perché «noi no»? Se fino a domenica resisteva «il mistero», oggi grazie alla gentile confessione di Ventura da Fazio, misteri non ce ne sono più: eravamo in mano a bambinoni, più che a professionisti. Ma per carità, quello è il passato e ora c'è «l'Italia di Balotelli». Leggi anche: Roberto Mancini, la rivelazione su Gigi Buffon L'Italia di Balotelli è «quella cosa» strana che si materializza sul prato svizzero di San Gallo al minuto 21: Mario segna un bel gol contro gli allegri amici del deserto e, subito dopo, c'è chi «spaccia» entusiasmo al grido di «siamo tornati! Bisognava far giocare Marione contro la Svezia!». Le solite iperboli all'italiana del genere che gli stessi «innamorati di Balo» fino al floppone del 13 novembre gli dicevano «vade retro». Ci siamo abituati, di sicuro non ci facciamo fregare, ma è anche vero che non possiamo fare a meno di augurarci la rinascita del quasi 28enne ex milanista. Ci aspetta un mese duro, durissimo, quello del «Mondiale degli altri», quello degli azzurri costretti a fare gli sparring partner dei «nemici» francesi il prossimo 1 giugno, quello di Roberto Mancini chiamato a mescolare la minestra azzurra in cerca dell'alchimia giusta: Antonio Conte ci riuscì, speriamo nel miracolo-bis firmato dal nuovo commissario tecnico. E allora diciamolo pure: l'Italia non è affatto rinata (abbiamo persino preso gol da questi «semi-dilettanti»), ma quantomeno è ripartita. Ci sono i Balotelli, ma anche i Politano, gli Insigne, i Chiesa, i Verdi, i Pellegrini, i Cristante (in attesa dei Barella, si spera); c'è capitan Bonucci che si mette al braccio una fascia parecchio pesante, ma lo fa con l'orgoglio di chi conosce bene la storia dei suoi predecessori. L'Italia è ripartita e non si può mica organizzare una festa, ma in attesa di capire se la Federazione partorirà «addirittura» un presidente federale (Abete è «caldo»), ci si deve accontentare. (Il finale è dedicato a considerazioni di carattere puramente retorico. L'Arabia Saudita va al Mondiale: sfiderà la Russia, l'Egitto e l'Uruguay. Uscirà dopo il girone, è scritto, ma al Mondiale ci va. Noi no, niente, perché in tre ore di gioco - tra andata e ritorno - non siamo stati in grado di fare neppure un gol alla Svezia. La spiegazione griffata Ventura è: «Del resto dopo la sconfitta con la Spagna sono stato delegittimato». Quanta amarezza). di Fabrizio Biasin

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