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Atalanta, il metodo perfetto: vince con gli stranieri e guadagna con gli italiani

Davide Locano
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È internazionale, è nerazzurra, fa divertire: è l' Atalanta di Gasperini. Dopo l' impresa della Dea contro la Juventus, c' è un dettaglio che stupisce gli osservatori più attenti: nella formazione titolare dei bergamaschi non c' era alcun italiano. L' unico visto in campo contro l' ItalJuve - che schierava De Sciglio, Chiellini, Rugani e Bernadeschi dal 1' - è stato nel finale Andrea Masiello, subentrato all' 89' per Palomino. Considerati anche gli ingressi di Pasalic e Gosens dalla panchina, 13 dei 14 eroi dell' Atalanta erano stranieri (anche se Toloi potrebbe giocare in Nazionale come oriundo). Si tratta di un piccolo paradosso per la società che vanta uno dei migliori settori giovanili del nostro Paese, quello costruito a Zingonia da Mino Favini. Dove sono finiti gli italiani della Dea? Dove sono gli eredi delle bandiere orobiche come Bellini e Raimondi? La risposta è semplice: sono finiti nelle big del nostro campionato a suon di milioni. Leggi anche: Zapata, l'idolo dei "razzisti" bergamaschi DUECENTO MILIONI Il bilancio delle tre estati di Gasperini parla chiaro: poco più di 200 milioni di cessioni, grazie soprattutto ai gioielli tricolori (Gagliardini, Caldara, Petagna, Spinazzola, Cristante, Conti Bastoni). E così in campo, nella Dea, ormai vanno solo quattro italiani: Mancini (19 presenze), Masiello (18), Pessina (13) e il portiere di riserva Gollini (12), mentre D' Alessandro (1), Tumminello (4) e Valzania (3), sono da poco passati a Udinese, Lecce e Frosinone. Sono state le super cessioni a a permettere alla società di Percassi di sistemare i bilanci e fare investimenti importanti, soprattutto nello stadio. Il resto lo ha fatto Gian Piero Gasperini, anche se il tecnico sembrava spaventato solo pochi mesi fa dall' ennesima ricostruzione dopo l' eliminazione dai preliminari europei. Missione compiuta per il tecnico, con la Dea in semifinale di Coppa Italia e in piena corsa Champions. La ciliegina? Il miglior attacco della A (47 reti fatte) grazie anche al miglior reparto aereo del campionato (11 i gol di testa). IL PROSSIMO è MANCINI Gasp ha iniziato subito forte: al primo anno, quarto posto e ritorno in Europa dopo 26 anni, nonostante il passaggio di Gagliardini all' Inter a metà stagione. Difficilissimo ripetersi l' anno successivo, anche per le partenze di Conti e Kessie: la Dea finisce settima (qualificandosi ai preliminari di coppa), ma stupisce tutti in Europa League, supera un girone difficilissimo e viene eliminata dal Borussia Dortmund, mentre in Coppa Italia si arrende solo alla Juve. Stesso copione anche all' inizio di questa stagione. Mentre viene messo a segno l' acquisto più caro della storia (24 milioni alla Samp per Zapata: 17 reti negli ultimi due mesi e due doppiette alla Juve, meglio di chiunque in Europa), la Dea perde pezzi. Alle partenze attese di Caldara, Spinazzola e Bastoni (anticipata dall' Inter), si aggiungono quelle di Petagna verso la Spal e di Cristante per la Roma. A proposito, adesso i giallorossi puntano Gianluca Mancini, 22 gol e cinque reti in questo campionato: il centrale toscano potrebbe essere il prossimo italiano sacrificato per i sogni della Dea. di Francesco Perugini

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