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Cristiano Ronaldo investe nella più grande azienda portoghese di trapianti di capelli

Matteo Legnani
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Che Cristiano Ronaldo, tra i tanti fantasiosi modi di reinvestire i 2,5 milioni che gli bonifica la Juve ogni mese (più i 25 annui della Nike e bla bla bla), abbia scelto quello di puntare su una società specializzata in trapianto di capelli, fa sorridere e spuntare qualche riflessione maliziosa. Ma anche tenerezza. Perché pensi a loro, ai calciatori che da sempre sono considerati supereroi ricchi, famosi, coraggiosi e potenti, e capisci che spesso, invece, sono deboli e insicuri come noi. Anzi di più e vivono una stempiatura o una piazzetta con più angoscia di un rigore da calciare al 90' in una finale Mondiale. Sì, probabilmente anche CR7 che ha il culto dell' immagine e dell' estetica, che cura il corpo nei minimi dettagli, che non ha un dente cariato o un addominale fuori forma e coccola ogni singola ciocca come se fosse scolpita, ha il terrore delle calvizie e anche per questo, in prospettiva, ha rilevato il 50% delle azioni dell' Insparya, il più grande gruppo medico portoghese specializzato nel trapianto di capelli e già presente in diverse città come Oporto, Lisbona e Vilamoura (ma ora vuole espandersi ovunque iniziando proprio da Madrid). Un investimento interessato, insomma. D' altronde, storicamente, il tipico calciatore ha sempre avuto un difficile rapporto con la pettinatura e chi ha frequentato spogliatoi di football sa benissimo che in ogni rosa c' è chi passa più tempo allo specchio attaccato al phone piuttosto che sotto la doccia. Questione di immagine certo - volete mettere andare a farsi intervistare spettinati? -, ma anche una fissazione. La moda dei rasati - Perché prima che il rasato fosse ufficialmente sdoganato (all' inizio da Vialli e poi, definitivamente, da Ronaldo il Fenomeno) diventando una moda e addirittura un sex symbol (Beckham), sui campi di calcio, per quanto riguarda il look tricologico, se ne sono viste di ogni genere e senza per forza dover scomodare Cesare Ragazzi. Da sempre. E i primi spelacchiati ci sono rimasti impressi nella mente. Chi non ricorda, per esempio, Ezio Pascutti, Mariolino Corso e Ray Wilkins? O i maestri del riporto come il mito Bobby Charlton o Luigi Martini della Lazio dello scudetto? Figurine impietose - Le figurine hanno testimoniato, impietosamente, la caduta precoce (Zidane e Cambiasso, tanto per fare due nomi) e l' esempio più clamoroso è stato quello di Pierino Fanna: bulbo biondo e rigoglioso alla Juve (1977) e poi sempre più sofferente fino alla boccia pelata negli ultimi anni al Verona (1993). E ancora, vogliamo parlare di Attilio Lombardo? La sua chierica era famosa, così famosa, che al Crystal Palace gli valse il soprannome di The Bald Eagle (aquila calva). C' è chi ne ha fatto un simbolo, chi ha subìto il passare del tempo senza farsi tante pippe mentali, ma anche chi ha cercato di cancellare la "vergogna". Walter Zenga e Totò Schillaci si sono affidati a rudimentali trapianti a metà anni Novanta (l' ex portiere poi si è ricreduto per la più comoda ed estetica rasatura), mentre più recentemente - lo testimoniano le fotografie facilmente recuperabili sul web - si sono rifatti il bulbo con ottimi risultati Vasco Regini, l' inglese Wayne Rooney e, ovviamente, Antonio Conte. Chi non ha mai fatto il grande passo, ma non ha nemmeno risolto il problema con se stesso, invece, è Gervinho del Parma. Da sempre in campo con una vistosa e larga fascia sulla fronte, pensavamo tutti avesse una folta chioma di treccine ribelli da tenere in ordine. In un maledetto pomeriggio del 2014, però, durante un Roma-Cagliari, è stato svelato l' inganno: dopo un contrasto la copertura è volata via e il mondo intero ha preso atto che le treccine dell' ivoriano (soprannominato Il tenda) vivono solo sulla nuca. Altrove c' è il deserto. Ma niente paura, ora anche Gervinho sa a chi può rivolgersi. Al prossimo Juve-Parma basterà fare un gol in meno (tre in due sfide quest' anno!) e una domanda in più a Ronaldo... di Alessandro Dell'Orto

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