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Europei, l'Italia di Mancini batte la Finlandia 2-0: gli azzurri ripartono da Barella e Kean

Gino Coala
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I gol tanto attesi e sospirati sono arrivati, la prestazione anche, nonostante qualche sofferenza di troppo a metà ripresa, come a ricordare che il lavoro da fare comunque è ancora tanto. L'Italia di Mancini però va e lo fa all'insegna della linea verde: le reti, una per tempo, che stendono la Finlandia portano la firma dei due giocatori più giovani (escludendo Donnarumma) in campo. Quella di Nicolò Barella, qualità e quantità sulla linea mediana, che ha sbloccato il risultato con un tiro deviato dalla distanza dopo pochi minuti, e quella del millennial Moise Kean, il più atteso nella notte di Udine, che ha chiuso i conti con una rete da centravanti d'area a un quarto d'ora dalla fine proprio nel momento più difficile per gli azzurri. Segnali incoraggianti e positivi in un cammino di qualificazione a Euro 2020 che inizia sotto i migliori auspici per la nazionale italiana. E dire che il muro finnico (difesa a cinque e il solo Pukki a lottare lì davanti) era stato aggirato in una manciata di minuti dai padroni di casa. Complice anche un pizzico di fortuna, ovvero la deviazione di Vaisanen, a rendere imprendibile per Hradecky il siluro di Barella. Il mancato raddoppio di Piccini, arrivato poco dopo con un amen di ritardo in spaccata sull'invito di un Kean scatenato fin dai primi minuti, sembra presagire un'Italia spumeggiante e capace di chiudere la pratica senza grossi sforzi. Solo che, come spesso accaduto in questi primi mesi di gestione Mancini, Chiellini e compagni fanno tutto bene - con un Barella e Verratti sontuosi su entrambe le fasi in mezzo al campo - fino alla tre quarti per poi perdersi. Immobile fatica a trovare spazi, Bernardeschi è troppo discontinuo, Kean commette qualche errore di gioventù nelle ultime scelte. L'atteggiamento tattico degli ospiti, che non si sbottonano neanche dopo lo svantaggio preso a freddo, non aiuta, ma gli azzurri faticano a creare grattacapi a Hradecky se no con un rasoterra innocuo di Bernardeschi e un tiro a lato di Kean su un'azione insistita di Immobile. Nella ripresa con il passare dei minuti l'Italia comincia a perdere anche fluidità in mezzo al campo, con Jorginho che si smarrisce e finisce col far smarrire anche la nazionale. La Finlandia, fin lì praticamente inesistente dalle parti di Donnarumma, inizia a prendere coraggio. E al 21' fa sul serio quando Lod - il migliore dei suoi - dalla destra tocca in mezzo per Pukki che brucia un disattento Bonucci ma spedisce a lato da due passi. Poco dopo lo stesso Lod calcia alto da fuori area lanciando il secondo campanello d'allarme per gli azzurri. Prima che arrivi il terzo ci pensa però Kean a mettere le cose a posto e ad evitare un possibile arrembaggio di marca scandinava. Il baby della Juve in una delle rari combinazioni con Immobile viene mandato solo davanti al portiere dal centravanti della Lazio: Moise non sbaglia e manda i titoli di coda sul match, guadagnandosi elogi, applausi e copertina sulla vittoria. Mancini può tirare un sospiro di sollievo, butta nella mischia nel finale anche Quagliarella e poi Zaniolo - altro segnale per il futuro - e per poco proprio il capocannoniere del campionato non porta in dote il tris, con una traversa e un miracolo di Hradecky in poco più di dieci minuti di utilizzo. Perché i giovani sono importanti, ma dietro alla ripartenza di questa Italia non ci sono solo loro.

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