L'Atalanta ormai ragiona e gioca come un grande club
È giunta l' ora di cambiare etichetta all' Atalanta. Non è più una piccola squadra sorprendente, ma è a tutti gli effetti una grande. Non è tanto la conquista della finale di Coppa Italia (23 anni dopo l' ultima volta) a consacrarla nell' élite del calcio italiano, ma il modo con cui l' ha raggiunta. Ovvero, con la tranquillità e la consapevolezza tipiche dei migliori. L'Atalanta di Gasperini non è più un progetto in divenire ma qualcosa di compiuto e la partita con la Fiorentina ne è l' ennesima dimostrazione: dopo aver subito il gol a freddo, i nerazzurri non hanno perso la calma, piuttosto hanno controllato le loro emozioni e il ritmo della sfida, fino a trovare l' episodio utile al pareggio. Nella ripresa hanno poi accelerato fino a sfiancare la Fiorentina, compreso il suo portiere Lafont, che infatti ha infiocchettato il gol-vittoria della Dea. Se nei primi tempi del governo-Gasperini, l' Atalanta era una squadra con una sola marcia, ruggente quando ingranava la quinta ma incapace di dosare l' andatura nelle curve strette, ora è invece maestra nel gestire i momenti e le proprie energie, sia fisiche che mentali. Sa andare al massimo e obbligare l' avversario alle corde ma anche incassare i colpi senza finire ko. La Fiorentina ha perso soprattutto perché difettava in questo aspetto con Pioli e Montella non ha ancora avuto tempo per migliorarlo. Ora per il presidente Percassi, a prescindere dall' epilogo della stagione, la più grande vittoria sarebbe trattenere Gasperini. Non perché sia il migliore in assoluto, ma perché il suo calcio è unico, quindi nessuno può ereditare questa Atalanta e imitarlo con la stessa efficacia. Perdere Gasperini significherebbe riavviare un progetto e sarebbe un peccato perché questa squadra ha ancora dei margini di crescita che vorremmo osservare. di Claudio Savelli