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Caster Semenya, troppo maschio per correre tra le donne: "Adesso basta", pensa al ritiro

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Giulio Bucchi
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"Loro ridono di me perché sono diversa. Io rido di loro perché sono tutti uguali". Caster Semenya commenta così, amara, la decisione della Federazione mondiale di atletica leggera di farle ridurre l'elevato tasso di testosterone con cure farmacologiche e la sentenza del Tas ce ha respinto il suo ricorso. La 28enne mezzofondista sudafricana da 10 anni sta dominando la specialità degli 800 femminili alle Olimpiadi e ai Mondiali tra mille polemiche per il suo fisico mascolino e le voci umilianti sulla sua sessualità. Anche per questo la Iaaf ha stabilito nuove regole per gli atleti iperandrogini. Senza un livello di testosterone più basso, la Semenya non potrà dunque più correre. Da qui un altro sfogo, che sa tanto di ritiro dall'atletica. "Ho finito... Sapere quando andar via è saggio. Avere la capacità di farlo coraggioso. Farlo a testa alta dignitoso", è lo sfogo a cui si è lasciata andare a botta calda sempre su Twitter la Semenya, dopo la sentenza del Tas. Un brusco cambio di atteggiamento rispetto al giorno precedente, quando prometteva: "Tutto questo mi ha reso più forte: la decisione del Tas non mi fermerà, e con le mie imprese continuerò a ispirare giovani donne e atleti in Sud Africa e nel mondo". La Federatletica sudafricana ha ribadito oggi la sua opinione, le norme Iaaf "aprono alla discriminazione" ma ormai sono in vigore e non possono essere più eluse.

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