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Torino, miracolo a metà. Fabrizio Biasin: un cuore granata grande così

Giulio Bucchi
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Il principale effetto collaterale di uno scudetto vinto con un mese di anticipo sulla fine della stagione è che diventa difficile, quasi impossibile, mantenere alti gli stimoli contro questa e quella avversaria. Nel derby di Torino i bianconeri si sono anche impegnati, ma le motivazioni tra granata e bianconeri erano decisamente diverse: una si giocava tutto (un miracolo chiamato «qualificazione alla Champions»), quell' altra niente e, anzi, al limite i giocatori pensavano alle rispettive gambette. Poi oh, la Juve è sempre la Juve e Ronaldo è sempre Ronaldo: un paio di accelerate, un colpo di testa devastante e i granata si sono dovuti accontentare del pareggio, che è un buon risultato, ma non così buono se il tuo obiettivo è il paradiso e mancano solo tre giornate alla fine del campionato. Ecco, a proposito di «giocatori che tutelano loro stessi», parliamo di ossa e muscoli. Un dato in casa bianconera è francamente allarmante. Nel momento più importante della stagione, ovvero quello delle semifinali di Champions, la Juve si sarebbe presentata all' appuntamento con i seguenti giocatori infortunati: Alex Sandro, Dybala, Mandzukic, Khedira, Emre Can, Perin, Rugani, Bentancur, Douglas Costa. Praticamente una formazione di azzoppati, francamente un po' troppi. Cosa significa questo? Che a Vinovo non son capaci di gestire le stagioni? No, semmai che la bendatissima dea, quest' anno, ha preferito guardare altrove. Chiusura dedicata a Mazzarri, che non ha vinto, ma è stato comunque bravissimo. E a Sirigu, attualmente il portiere italiano più forte che c' è. E a Izzo e N' Koulou, stra-difensori. I granata probabilmente non faranno il miracolo, ma per una volta la frase fatta «Il Toro deve giocare col cuore!» si è tramutata in realtà: il Toro ha giocato col cuore. di Fabrizio Biasin

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