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Francesco Totti e il clamoroso addio alla Roma, retroscena: cosa c'è davvero dietro

Davide Locano
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L'ultimo cucchiaio Francesco Totti lo fa alla sua Roma. Rinuncia a 2,4 milioni di euro più premi, all'offerta da direttore tecnico (ma per fare cosa?) recapitatagli da Pallotta e lascia dopo 30 anni il giallo e il rosso, i colori della sua vita. Quel passo che non aveva avuto il coraggio di fare da giocatore (il no al Real Madrid è storia) ora lo compie da dirigente. Una carriera in realtà nata male e proseguita peggio. Le liti con Spalletti nel momento dell' addio al calcio, un ruolo in società mai trovato (nessuno sa dire in concreto cosa abbia fatto nei due anni) e le divergenze con la Roma di Pallotta e Baldini. O meglio con la Roma di Baldini e Pallotta. Leggi anche: La rabbia di Vittorio Feltri per la cacciata di Francesco Totti EMINENZA GRIGIA Perché, ormai è ufficiale, è nata la Roma di Franco Baldini, il consigliere esterno (Baldini non compare nell' organigramma e infatti non ha nessun ruolo ufficiale nel club) che ormai orienta ogni scelta della proprietà americana. Domani - è prevista una conferenze stampa di Totti al Salone d' Onore del Coni, ospite di Malagò - ne sapremo qualcosa in più. Ma non è un mistero per nessuno che "il Capitano" volesse decidere di più. O almeno volesse iniziare a indirizzare delle decisioni. E invece Totti ha visto che dopo l' intuizione azzeccata di riportare Ranieri sulla panchina giallorossa, tutte le scelte sul futuro della squadra sono andate nella direzione opposta rispetto a quella da lui indicata. Totti spingeva perché come ds rimanesse Massara e invece è arrivato (sempre che si liberi dal Torino) Petrachi. Voluto da Baldini. Totti spingeva perché in panchina arrivasse l' amico Gattuso e invece l' ha spuntata il portoghese Fonseca. Voluto da Baldini. Ecco perché il Pupone non è andato a Londra nel recente incontro dove si sono decise le linee guida della Roma che verrà. Perché era sicuro di non poter avere voce in capitolo. E questo è anche il motivo che lo ha portato a mollare il colpo. Abbastanza scontate le reazioni dei tifosi, imbufaliti. Per i risultati (Roma fuori dalla Champions). Per la deromanizzazione. E perché la squadra del futuro è tutta un' incognita. Andranno via quelli forti (Dzeko, Manolas e Kolarov) con ingaggi non più alla portata e non si sa chi arriverà. La Roma è un cantiere aperto, ma non vanno confuse le due vicende: quella di una squadra e di una società in alto mare con l' addio doloroso di un campione di calcio e di romanismo che però non si è capito bene quale valore aggiunto potesse dare alla Roma. Qualcuno è pronto a scommettere sulle capacità di Totti dirigente? Qualcuno ha visto dei miglioramenti nelle qualità (che non sembrano innate) del Capitano di parlare in pubblico, di esporre le sue posizioni nei rapporti con i media e anche nelle doti di muoversi nei meandri della politica del pallone? Nessuno. Insomma, quasi a tutti il contratto da dirigente per Totti è sembrato più un premio alla carriera che un investimento di prospettiva per la Roma del futuro. QUALE FUTURO? E forse questa svolta farà bene allo stesso Totti. Il Capitano potrà provare nuove sfide. Avrà l'opportunità di confrontarsi con ambienti meno ovattati rispetto a quello romano. E magari riuscirà a dimostrare quali sono le sue reali qualità fuori dal rettangolo verde. Per adesso non c' è nulla. Totti non ha mollato un contratto da 600 mila euro netti a stagione per altri quattro anni perché aveva altro. E di questo bisogna dargliene atto. C' è qualche discorso per la Figc (team manager della nazionale al posto di Oriali?) e qualche agente che lo sta stuzzicando. Ma no, Totti non ha detto addio alla sua Roma per questo. Totti se n' è andato perché non si è sentito valorizzato come avrebbe voluto. E alla fine l' ha fatto nel modo che gli riesce meglio: con l' ultimo cucchiaio. di Tobia De Stefano

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