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Luciano Moggi: "È dura fare buon calcio pensando soltanto ai soldi"

Cristina Agostini
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Quest' anno le società si sono preoccupate, in primis, di cambiare o confermare l' allenatore e, tra gli avvicendamenti, il più chiacchierato è stato quello di Sarri al posto di Allegri. Proprio quel Maurizio che i tifosi juventini pregavano non arrivasse e si ostinano tuttora a non condividere, non trovandolo idoneo per la panchina bianconera: per come veste, per quello che ha detto quando era al Napoli e persino per quanto fuma! I tifosi non tengono però in debita considerazione che queste componenti fanno parte dell' esteriore, mentre i concetti, quelli che contano e dettano i comportamenti ai giocatori, Sarri li sa dare e si fa anche capire. Le sue squadre giocano bene, divertono; magari, è vero, vincono poco ed è forse proprio questo il motivo per cui soltanto a 60 anni Maurizio è riuscito a conquistare un titolo di prestigio, l' Europa League con il Chelsea. Nel suo percorso napoletano sono state più le lamentele contro la Juve delle vittorie conseguite sulla stessa: sempre in lotta con Allegri, mai da primo però. Il calcio totale è il suo dogma, quando CR7 vinceva le sue Coppe dei Campioni lui allenava ancora in serie C: due mondi completamente diversi che, assemblandosi, potrebbero anche dare risultati eccellenti. Apprezzabile comunque il coraggio della società che, nell' intento di accontentare chi reclamava il bel gioco, ha disarcionato Max, reo di aver vinto tanto, ma più per le giocate dei singoli che con il gioco d' assieme. In controtendenza rispetto a quanto succede ora a Napoli dove, al contrario, si sono stancati del bel gioco e vogliono solo vincere. Il duo Nedved-Paratici ha scelto così quel mister che i tifosi indicavano come esempio di spettacolo quando però era a Napoli, mentre adesso la maggior parte giudica imbarazzante il suo arrivo. Noi siamo del parere che i dirigenti juventini meritino fiducia, avendo sempre dimostrato lungimiranza. Non potevano mancare arrivi eccellenti e partenze dolorose, anche a livello dirigenziale. Ecco Boban al Milan e secondo noi Elliott ha azzeccato la mossa, perché Zvone ha il carattere giusto per guidare e assemblare i rossoneri, grinta per esercitare il comando e verve per districarsi anche da situazioni scabrose che possono capitare. Parte invece Totti dalla Roma ed è un fatto doloroso per tutto il popolo romanista. Più che un "Arrivederci Roma" questa volta sembra proprio un addio, ma chissà... Dalla conferenza di ieri si è capito che il "capitano" si è stancato di essere preso in giro da Pallotta e Baldini. Mentre i due gli promettevano il ruolo di direttore tecnico "dimenticavano" di interpellarlo quando si è trattato di scegliere allenatore e direttore sportivo. Il Pupone voleva insomma contare nelle faccende tecniche, ritenendo, a ragione, di capirne molto più di Baldini che tra l' altro, tempi addietro, dovette dimettersi da dg della Roma a causa di un campionato alquanto scadente, con Zeman allenatore. Glielo hanno negato e Francesco, da innamorato romanista, ha preferito defilarsi per non essere testimone di un decadimento annunciato. Perché Totti ha sempre sognato di fare una grande Roma, prima da giocatore e adesso da dirigente: compito difficile però quando ci sono persone che considerano la Roma soltanto un busisness, come la costruzione del nuovo stadio, ricordiamo bene le parole di Pallotta: «Se non viene fatto lo stadio,verrete a trovarmi a Boston». O i ricavi dalle cessioni dei giocatori migliori, fatti senza tener conto dell' immagine societaria. di Luciano Moggi

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