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Francesco Totti, addio alla Roma. L'ira dell'americano: c'è qualcuno dietro di lui

Cristina Agostini
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Ci sono tre frasi della sterminata conferenza stampa di Francesco Totti al Coni che se messe insieme possono aiutare a capire qualcosa in più sui perché di un addio e sulle prospettive future del Capitano e della sua Roma. La prima è quella del commiato, 30 anni dopo la prima volta... quel «per me oggi era meglio morire» che spiega meglio di mille discorsi lo stato d' animo del Francesco uomo. Secondo il Totti pensiero infatti se si è arrivati a questo punto è tutta colpa «degli americani che volevano i romani fuori da Trigoria e ci sono riusciti». I colpevoli sono due. Pallotta, il presidente assente («Se non c' è il capo fanno tutti come gli pare») che «si circonda di persone sbagliate». E Baldini, appunto, il consulente che non è presente nell' organigramma societario, ma che ha sempre l' ultima parola su tutto («Il rapporto con lui non c' è mai stato e mai ci sarà»). «In due anni - spiega Totti - (Pallotta e Baldini) non mi hanno mai chiamato... Non mi hanno mai coinvolto nel progetto tecnico...». LA PROMESSA - La seconda frase fa capire però che non è finita qui. Che senza quei due Totti è pronto a tornare alla Roma. E che in realtà il suo non è un addio ma solo un arrivederci. Una promessa più che una speranza. «Io continuerò sempre a tifare la Roma - va in pressing il Pupone - da Francesco posso dire che è impossibile vedere Totti fuori dalla Roma. Da romanista non penso che possa succedere. Prenderò altre strade... tornerò nel momento in cui un' altra proprietà punterà forte su di me...». E la terza "sentenza" che chiude il cerchio e risponde a una domanda molto precisa sulle sue frequentazioni emiratine. «Ultimamente sono stato negli Emirati Arabi - sottolinea Francesco - Ci sono tante persone che vorrebbero investire ma fino a che non vedo tutto nero su bianco non ci credo. Posso solo dire che la Roma è stimata in tutto il mondo e tutti la vorrebbero prendere...». Magari si tratterà di ricami, di frasi che contengono più un auspicio che una trattativa fondata, ma una cosa è sicura, dopo l' addio/arrivederci di Totti il re Pallotta è nudo. A di là delle parole di circostanza sul nuovo allenatore Fonseca («Deve trovare un ambiente sereno, tranquillo, senza intoppi») e sull' assenza di astio nelle sue parole, «Non c' è rabbia. Io non voglio andare contro Baldini, Pallotta... contro nessuno», da domani per il presidente e il suo braccio destro nulla sarà più come prima. Ora gli angloamericani non avranno più scuse. Dal primo giorno del dopo Totti, Pallotta e Baldini verranno crocifissi per ogni minima incertezza. Se prima avevano l' alibi degli errori di Sabatini (pochi) o Monchi (tantissimi), adesso saranno sempre in prima linea. Non basterà nascondersi, non servirà restare distanti da Trigoria. PIAZZA IN SUBBUGLIO - Ecco la vera domanda è: fino a che punto i due riusciranno a resistere? Cosa succederà dopo le prime cessioni eccellenti? Cosa accadrà all' indomani delle prime ipotizzabili sconfitte e delle contestazioni della piazza? Mai come in questo momento - davanti a un' offerta minimamente allettante - Pallotta potrebbe essere indotto vendere. E Totti sarebbe pronto a rientrare. Fantacalcio? Non sembra affatto vista la nota della società che si dice dispiaciuta per la decisione di Francesco di non accettare il ruolo di direttore tecnico e definisce «fantasiosa e lontana dalla realtà» la sua percezione dei fatti. Quindi specifica: «Riguardo ai ripetuti riferimenti al suo possibile ritorno con l' insediamento di una nuova proprietà... Ci auguriamo che questa non sia un' anticipazione inopportuna di un tentativo di acquisizione: scenario che potrebbe essere molto delicato visto l' AS Roma è una società quotata in Borsa. La proprietà non ha alcuna intenzione di mettere la Roma in vendita adesso o in futuro...». Sul suo di futuro Francesco non ha ancora le idee chiare, ma sul passato sì. Per esempio su quanto successo con gli allenatori: «Di Francesco - svela - aveva chiesto 4-5 giocatori e ne sono arrivati zero... L' unico tecnico che ho chiamato io è Conte... avevamo un accordo, poi non so cos' è successo... mentre Sarri era un pallino dell' altro (Baldini ndr) e non è venuto». Perché? «In questo momento - sentenzia il Pupone - prima di tutto devi vendere e poi fare una squadra da quarto posto. Se volete dico da primo... ma io sono abituato a dire sempre la verità». di Tobia De Stefano

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