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Mattia Perin, la triste parabola: un grande futuro, ma prima della Juventus

Davide Locano
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All' annuncio ufficiale dell' avvenuto ingaggio, la sensazione immediata e istintiva era stata di perplessità, dettata solamente da questioni di pelle, istinto, pensieri su differenze caratteriali, stilistiche, persino la faccia sembrava non c' entrare nulla. E poco più di dodici mesi dopo, l' apparente illogicità si è rivelata perfettamente logica, sentenziando pari pari su quella sensazione di allora: Mattia Perin e la Juventus non sono proprio nati per stare insieme. E allora, divorzio sia, immediato. Peccato solo che sui termini economici e professionali, sia solamente uno a perderci, ed è proprio lui, il non ancora 27enne Mattia, nato portiere, designato erede della scuola dei Grandi Matti di talento del ruolo da due capiscuola assoluti come Ricky Albertosi e Walter Zenga, che hanno in parte rivisto se stessi in questo ragazzo di Latina non solo nel capello lungo e nell' atteggiamento scanzonato, ma anche o soprattutto nell' esplosività del gesto atletico, nella frazione di seconda che ti detta il tentativo di parata impossibile e che spesso e volentieri possibile diventa. IL RIMPIANTO Nato portiere, Perin, eppure, in data odierna, fermo su un binario che rischia di diventare morto. Forse (o anche senza forse) rimpiange oggi quel sì alla Juve di un' estate fa, tirato dentro innanzitutto da un contratto da quasi 10 milioni di euro (2,3 annui per quattro stagioni), dalla prospettiva di fare parte della squadra più forte tra i patrii confini e dalla concreta e legittima speranza che, partito il totem Buffon, ci fosse la chance di giocarsela alla pari con Szczesny, farlo fuori o comunque avere molto più spazio, magari pure in Champions League. Invece, sono sopravvenuti il danno e la beffa: il danno è che dopo avere disputato soli 9 incontri ufficiali (il più prestigioso dei quali è stato il derby di andata), ha totalmente perso anche il suo posto in Nazionale: quando ha firmato con Madama, era la prima alternativa di Gigio Donnarumma in azzurro. Inoltre, è a tutt' oggi retrocesso a terzo portiere dei campioni d' Italia: e qui subentra la beffa, perché a togliergli anche il poco invidiabile ruolo di "numero 12" è stato proprio l' uomo a cui ambiva a succedere, vale a dire Gianluigi Buffon, uno che differentemente da Perin pare proprio non potere vivere - e sopravvivere - senza la Juventus. Ora, Buffon è indiscutibilmente uno dei più grandi portieri di sempre a livello globale, mentre Perin - anche a causa di infortuni gravissimi - non è ancora nemmeno riuscito ad affermarsi definitivamente in campo italiano: ma sul piano squisitamente tecnico, è possibile che un quasi 42enne che scivola sul piano inclinato del tempo sia preferibile a un giocatore ancora giovane (specie per il ruolo che ricopre) e dotato di innegabili capacità? IPOTESI ESTERO Così è, se vi pare, il problema di Paratici e della Juve è ora solamente quello di sbolognare l' ex ragazzo prodigio del vivaio genoano spuntando anche da lì una seppur minima plusvalenza. Fu pagato circa 15 milioni, e già davanti a questa cifra - considerando la svalutazione determinata dal lungo panchinamento - i possibili acquirenti storcono il naso: e poi, c' è proprio il nodo ingaggio che come spesso accade si ritorce contro chi ha firmato accordi scritti in inchiostro oro zecchino e poi vuole darsela a gambe. Per Perin, la soluzione per salvare la capra della carriera e i cavoli del conto in banca potrebbe venire solo dall' estero, la fin troppo gracchiante radio del mercato ha parlato di Porto, di Benfica. Ma lui, a quanto pare, vorrebbe rimanere in Italia, la Fiorentina ci fa un pensiero (ma dispone già di un potenziale crack come Dragowski), qualcuno riferisce che Mattia stia aspettando di vedere che succede al Milan, dove, come è noto, Donnarumma rischia il sacrificio per ragioni di bilancio. Beh, sarebbe affascinante: potrebbe indossare una maglia giallo sole, farsi ricrescere capelli e baffi e dimostrare a "nonno" Albertosi che aveva ragione. E superare questo momentaccio, questo brutto sogno inaspettatamente chiamato Juve. di Davide Gondola

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