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Parla Paolo Bertolucci: "Quelle sberle prese da Federer hanno fatto svoltare Berrettini"

Maria Pezzi
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Sta ribaltando rapidamente le gerarchie del tennis italiano. Soprattutto, Matteo Berrettini, lo sta facendo con l' età dalla sua parte. Il 23enne romano, dopo aver battuto il francese Gael Monfils ai quarti di finale dello Us Open, ha dimostrato di non essere una meteora bensì l' incarnazione più pura del tennis nostrano del futuro prossimo. Quarantadue anni dopo Corrado Barazzutti, ha riportato l' Italia in semifinale a New York (e si è messo già in tasca una borsa da 814mila euro) e stasera dopo le 23.30 italiane (dir. Eurosport) affronterà Rafa Nadal. Tuttavia, sebbene avesse conquistato pochi mesi fa gli ottavi di Wimbledon, dove venne preso a pallate da Federer (6-1, 6-2, 6-2), un risultato così eclatante sul cemento americano ha sorpreso anche gli addetti ai lavori. Come Paolo Bertolucci, re del doppio all' italiana e oggi commentatore tv: «Nei momenti importanti ha dimostrato una maturità che non si trova facilmente in giro - spiega a Libero -. Ed è stato sorprendente vederlo giocare così specie perché, sul cemento, praticamente non aveva vinto mezza partita in carriera». Una carriera tra l' altro senza grandi botti, alemno fino a quest' anno: vittoria sull' erba a Stoccarda e sulla terra a Budapest. «Lui è venuto su piano piano. Giocava senza sapere nemmeno bene quali fossero le sue superfici ideali. Pensava di potersi esprimere solo sulla terra battuta. Poi i quarti di Wimbledon gli hanno aperto la mente... ». Cioè gli schiaffi presi da Federer? «Sì, sono come i ceffoni che prendi dai genitori da bambino. Fanno parte della crescita. Ogni tanto nella vita bisogna imparare ad incassare qualche no. E il no in campo sportivo è rappresentato da una sconfitta, anche pesante. Non avevo dubbi che la lezione gli sarebbe servita». E ora qual è il limite? «Lo sa soltanto lui. Comunque vada a finire questo torneo ha dimostrato di avere un grande vantaggio rispetto a molti altri: la capacità di raccogliere punti in tutte le superfici». Un percorso che inizia da lontano... «Sicuramente, ma non tanto da un punto di vista tecnico». Cioè? «Non me ne voglia Berrettini, ma da ragazzo non sembrava nulla di particolare. Diciamo nella media». Ah... «Sul serio. Non ti colpiva particolarmente per stile di gioco. Ma non è affatto un demerito, anzi. L' aspetto mentale nel tennis è fondamentale, e la fame e l' umiltà lo stanno portando in alto. Essendo cresciuto lontano dai riflettori non ha avuto fretta di esplodere». Certo che viste l' altezza e la forza fisica è un profilo ben diverso rispetto agli altri italiani, almeno nel recente passato... «Diciamo anche in quello meno recente. Somiglia quasi più a un tennista croato. Un Cilic, un Karlovic, giocatori di stazza, con questo tennis fatto di servizio e dritto. Non ricalca nessuno degli italiani che lo hanno preceduto. È il prototipo del tennista giovane, alla Tsitsipas». Ecco, questo è un bel complimento. Il 21enne greco è considerato uno dei futuri dominatori del circuito. Berrettini potrà avere ambizioni simili? «Molti di quelli che negli ultimi anni hanno occupato le prime caselle del ranking sono avanti con l' età e nel giro di poco dovranno alzare bandiera bianca. Ai piani alti si libereranno diverse caselle, dando continuità ai risultati, il percorso sarà in discesa. Matteo è già in corsa per le Atp Finals di Londra di fine anno, che dal 2021 si faranno a Torino, magari le giocherà in casa». Intanto c' è da pensare alla sfida di stasera contro Nadal. «Diciamo la verità, Nadal è favorito e a Matteo difficilmente riuscirà il miracolo.  Ma sono certo che farà una bella figura e riuscirà a mostrare tutte le sue qualità». Visto l' infortunio di Djokovic, i 38 anni di Federer e Rafa che ha ancora fame ma ne ha compiuti 33, è immaginabile un tennis senza di loro? «Sono leggende che scrivono la storia a suon di successi. Mentre molti ragazzini, non solo nel tennis, vengono chiamati "fenomeni" alle prime affermazioni, loro continuano a giocare e vincere. Il bello del tennis è che si rigenera in continuazione. Una volta si diceva "come faremo senza Borg e McEnroe?" Poi è toccato a Becker e Edberg. Poi a Sampras e Agassi. Adesso tocca a loro, in futuro brilleranno le stelle di Tsitsipas, Aliassime, Medvedev, e perché no, Berrettini». di Daniele Dell'Orco

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