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Italia, così la Nazionale di Roberto Mancini diventa un club: gli obiettivi di fatturato

Davide Locano
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La maglia verde che l' Italia indosserà domani contro la Grecia, nella sfida che può valere l' Europeo con tre giornate d' anticipo (sarebbe un record), ha già raggiunto l' obiettivo: attirare l' attenzione. Non esiste media sportivo che non ne abbia parlato, né appassionato che non abbia espresso la sua opinione in merito. Positiva o negativa che sia, poco importa: la Nazionale italiana è in vetrina, e non è scontato che lo sia un' assente illustre all' ultimo Mondiale, per altro in un momento in cui le competizioni estive sono ancora lontane. Leggi anche: Nazionale, Mario Giordano contro la maglietta verde Il fatto che la Figc abbia accolto a braccia aperte l' iniziativa di Puma certifica il cambiamento di rotta intrapreso dalla federazione stessa. L' idea che una nazionale non possa avere una terza maglia (la Rinascimento sostituirà quella azzurra solo per le partite di lancio del prodotto) come i club è illogica, e il fatto che la federazione italiana sia la prima a pensarci è un segnale confortante che certifica l' obiettivo a lungo termine: trasformare la nazionale in un club, la federazione in un' azienda, la squadra in un brand - non è un caso che al lancio della maglia sia seguito quello di una linea di capi e merchandising abbinata. IDENTITÀ L'Italia sta lavorando su più livelli per compiere questa metamorfosi. Sta costruendo un' identità riconoscibile in campo grazie al lavoro del ct Mancini, che fin da subito ha puntato su una squadra tecnica e su un gioco di palleggio, in netto contrasto con le tradizioni italiane. La nazionale è ora riconoscibile, quando la vedi sai cosa aspettarti e sai che giocherà in quel modo elegante: così l' immagine è coerente con quella dell' Italia come riferimento nella moda e lo è anche con quella evocata dallo stesso Mancini, sempre attento allo stile. In questo contesto va letta anche l' idea del presidente Gravina di coinvolgere Gianluca Vialli come capodelegazione a Euro 2020, ora che si è chiamato fuori dall' affare-Sampdoria: è un amico del Mancio e un' icona. Ambasciatore azzurro per quattro giorni, ieri Vialli è stato in visita al Bambino Gesù di Roma assieme a tutta la squadra. La coerenza posiziona il marchio-Italia, ora più potente e quindi attraente per gli sponsor: si vocifera di un ingresso di altri quattro partner commerciali nei prossimi mesi, dopo che altrettanti sono entrati nella scuderia. Un' ottima notizia considerando che circa un terzo del fatturato della Figc deriva dalle sponsorizzazioni. La svolta della Federazione è dettata dall' ambizione, ma anche da un' esigenza: tamponare il buco lasciato dal Coni, che ha tagliato i contributi. Lo scorso anno sono entrati 36,4 milioni di euro, dieci anni fa erano 81. ESIGENZE ECONOMICHE Durante il triennio 2015-18, il fatturato della Figc non è andato oltre i 160 milioni annui, meno della metà di quanto producono gli inglesi: 350 milioni, favoriti dalla gestione dei diritti tv della Fa Cup e delle gare della nazionale maggiore. Sono soldi con cui la Federazione deve pagare tutti gli staff, finanziare la gestione delle squadre nazionali, mantenere gli impianti e stipendiare gli arbitri. L' obiettivo per il periodo 2019-2022 è salire di quota gradualmente, puntando al raddoppio. Non è un' utopia perché lo spazio di manovra si è allargato, innanzitutto perché la Federcalcio ha infatti risolto l' accordo con Infront - l' advisor che gestiva per suo conto gli accordi con gli sponsor - optando per una gestione diretta e autonoma. E secondo perché la Figc conosce meglio di chiunque altro il lavoro svolto sull' Italia, prima quasi del tutto assente. Trasformare la nazionale in un club non significa renderla esclusiva: rimarrà di tutti gli italiani, ma potrà migliorare a prescindere dal loro sostegno. di Claudio Savelli

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