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La maledizioni dei neri italiani, Kean ha la sindrome Balotelli: come si è ridotto

Cristina Agostini
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Dottor Moise e Mister Kean. Le due anime di un predestinato che rischia di perdersi troppo presto. Sulla scia di Mario Balotelli, altro italiano di seconda generazione che è stato tanto osannato durante l' ascesa, quanto massacrato nel momento in cui non è riuscito a compiere l' ultimo passo, quello che differenzia gli ottimi giocatori dai campioni. Se è vero che proprio il bresciano e Drogba sono i suoi idoli calcistici, allora Moise farebbe bene a seguire le orme di Didier, professionista esemplare dalla carriera invidiabile. Non come quella di Mario, che è sì stato un talento purissimo, ma che ha capito troppo tardi di non poter diventare grande senza determinate qualità mentali. Le cosiddette balotellate hanno solo peggiorato la sua percezione al di fuori del rettangolo di gioco, ma ad averlo frenato è stato l' essersi accontentato di vivacchiare di momenti di gloria più o meno lunghi, senza mai aspirare a qualcosa di più. Sarebbe stucchevole fare paragoni tra Kean e Balotelli a livello caratteriale, dato che parliamo di due generazioni completamente differenti, con Moise che sembra un po' pagare la lettura semplicistica che la società fa della generazione dei nati negli anni 2000. Bollati il più delle volte come superficiali, magari solo perché particolarmente attivi e popolari sui social. Che è proprio il caso di Kean, una potenziale miniera d' oro a livello comunicativo per la facilità di interazione con i coetanei. ASCESA E CADUTA - Prima, però, c' è da dare una svolta a una carriera che sembrava essere sbocciata nella scorsa primavera. In particolare tra marzo e aprile, quando a 19 anni appena compiuti ha segnato 6 gol in altrettante partite con la Juve e si è presentato in Nazionale con le reti contro Finlandia e Liechtenstein. Poi è arrivato l' Europeo Under 21, l'appuntamento di casa che doveva consacrarlo insieme a Zaniolo. Invece quell' occasione si è rivelata dannosa per entrambi, esclusi per una bravata dall' ultima partita con gli azzurrini e poi dalle successive convocazioni di Mancini. Il gioiello della Roma è appena rientrato nel giro, mentre quello dell' Everton è ancora relegato nell' Under 21. Con la quale solo tre giorni fa si è reso protagonista di un altro episodio controverso: un fallo di reazione gli è valso il rosso diretto, 20 minuti dopo essere entrato in campo contro l' Irlanda. Segno che Kean non sta vivendo un gran momento. Sicuramente l' essere stato scaricato dalla Juve non lo ha aiutato, dato che rappresentava già una valida alternativa per il presente, oltre che un piccolo pezzo di storia: è stato il primo 2000 ad aver esordito in serie A e in Champions, nonché il primo a far gol in bianconero. Moise è passato all' Everton dopo 11 reti in 35 partite italiane, un ottimo bottino per uno che ha giocato nel massimo campionato tra i 16 e i 19 anni. Balotelli, però, era addirittura più forte e più pronto alla sua età: a 18 anni entrò stabilmente nelle rotazioni di Mourinho (8 gol in 22 partite); a 19 fu uno dei protagonisti del triplete interista con 10 reti e 8 assist in 34 presenze complessive. Numeri di un fenomeno che non ha saputo rispettare le attese, dato che dopo l' acuto azzurro agli Europei 2012 non è più stato protagonista ai massimi livelli. Kean deve ancora raggiungere i picchi di Balotelli, ma è anche in tempo per evitarne l' incompiutezza. di Gabriele Galluccio

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