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Napoli, si è rotto il giocattolo: Carlo Ancelotti è stufo. Ora è tutti contro tutti

Cristina Agostini
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Napoli si ritrova delusa e pervasa dal timore che il giocattolo si sia rotto. I tempi recenti del patto sarriano sono già motivo di nostalgia: il gruppo di calciatori è lo stesso, addirittura rinvigorito da forze fresche e di qualità, eppure il bel gioco è ormai un lontano ricordo, così come la costanza di risultati. Gli azzurri non vincono da quattro partite e arrancano in campionato, dove sono al settimo posto con distacchi in doppia cifra da Juve e Inter. Per questo motivo De Laurentiis aveva imposto un ritiro a Castel Volturno. Una scelta costruttiva, non punitiva, che doveva servire a colmare la "mancanza di amalgama". La decisione del presidente è stata legittima, ma sconfessata da Ancelotti alla vigilia della sfida con il Salisburgo. E ciò ha offerto la scusa ai giocatori per poter disertare il ritiro. Un segnale forte nei confronti della dirigenza, un ammutinamento in piena regola che avrà pesanti ripercussioni. Innanzitutto per l' allenatore, che si ritrova tra due fuochi: particolarmente caldo è quello della società, che non ha gradito il disaccordo sulla scelta del ritiro. Tanto da prendere in considerazione l' ipotesi - poi scartata - di un clamoroso esonero. LE CONSEGUENZE - Il tecnico è però uscito rinforzato dal confronto con il presidente, che gli ha affidato la responsabilità decisionale «in ordine all' effettuazione di giornate di ritiro da parte della prima squadra». Restano però da capire le intenzioni dei calciatori, ai quali intanto la società chiederà un risarcimento danni. Ieri l' ammutinamento è stato l' argomento più discusso nei bar, virtuali e non: tantissime le critiche indirizzate a Insigne e compagni, accusati di chiudere un ciclo in maniera ingloriosa. Ciclo che per Sarri era già finito due anni fa, ma nessuno ha voluto ascoltarlo. Adesso appare evidente che i problemi, più che tra il mister e i calciatori, esistono tra quest' ultimi e la società. Nello spogliatoio del Napoli sono tante le questioni irrisolte: alcuni attendono il rinnovo, mentre Mertens e Callejon sono in scadenza e virtualmente già spediti in Cina da De Laurentiis, che nelle ultime settimane non ha risparmiato bordate nemmeno a Insigne e Koulibaly. Insomma, è in corso un tutti contro tutti che non promette un epilogo positivo. La sensazione è che si tirerà a campare fino al termine della stagione, sperando che il maggior potere affidato ad Ancelotti basti per ricompattare la squadra e risollevare il club, che rischia di perdere tanto in caso di mancata qualificazione in Champions. PRECEDENTI ILLUSTRI - Questo non è il primo ammutinamento che si vede a Napoli. Era già accaduto l' 11 maggio 1988, quando Garella si presentò davanti ai giornalisti in accappatoio e recitò un durissimo comunicato contro Bianchi, allora allenatore degli azzurri e capro espiatorio della squadra, che perse lo scudetto dilapidando 4 punti di vantaggio sul Milan a cinque giornate dalla fine. Alla dura presa di posizione dei calciatori seguì l' epurazione di quattro big (Bagni, Giordano, Ferrario e lo stesso Garella) che fu alla base del trionfo in Coppa Uefa nella stagione successiva. Ancora prima, nel gennaio 1985, c' era stato il famoso ritiro a Vietri sul mare, sede del chiarimento tra Bruscolotti e Maradona, passato alla storia come l' inizio del patto che portò alla conquista del tricolore. Ma erano altri tempi. E pure altri uomini. di Gabriele Galluccio

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