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Sport e sessismo, da Brescia parte la campagna "#Sessismofuoridallepalle"

Giulio Bucchi
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Non solo un hashtag, ma una vera campagna di sensibilizzazione che ha come obiettivo la rottura del silenzio sempre più assordante sui casi di sessismo e violenza di genere nel mondo dello sport italiano. Un hashtag al quale fare riferimento per denunciare i casi di violenza, un portale di condivisione e richiesta di sostegno di fronte a tali episodi, la creazione di un canale di comunicazione pubblico tra le sportive e gli organi di governo dello sport al fine di arrivare alla stesura di un codice di autoregolamentazione sul rispetto e l'inclusione delle donne nello sport. Questo è #SESSISMOFUORIDALLEPALLE, progetto che verrà ufficialmente lanciato venerdì 22 novembre dall'associazione La Scuola DDIritto ONLUS durante un'iniziativa speciale, organizzata in collaborazione con il Basket Brescia Leonessa e con il sostegno della Fondazione B&B, che si terrà dalle 11.30 al PalaLeonessa. L'associazione La Scuola DDiritto ONLUS, da anni in campo per la prevenzione alla violenza di genere, lancerà un movimento che promette di coinvolgere l'intero mondo dello sport italiano. Atleti, dirigenti, istituzioni e mondo della politica, un'iniziativa che permetterà di porre un freno ai sempre più numerosi casi di sessismo, quasi sempre taciuti e alle diverse forme di violenza di genere presenti nel mondo dello sport. Il sessismo nello sport infatti non è solo una questione di insulti e atteggiamenti denigratori verso chi pratica discipline sportive, ma è anche una questione culturale che parte dall'accesso alla pratica sportiva e continua nel gender pay gap tra sportivi di sesso differente. I numeri del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) parlano chiaro: su 4,5 milioni di persone che praticano sport, solo il 26,9% sono donne. Il Censis afferma che lo sport che in Italia conta il maggior numero di tesserati è il calcio con 1.056.824 atleti tesserati, ma che solo il 2% sono donne. Ponendo invece l'attenzione sulle differenze salariali i numeri sono ancora più drastici, una calciatrice italiana fortunata arriverebbe a ottenere un compenso lordo annuo di 30mila euro. Facile fare i dovuti paragoni con i colleghi calciatori. “Questo è il momento di dire basta a una situazione diventata insostenibile e insopportabile, - spiegano i promotori dell'associazione La Scuola DDiritto ONLUS – il monito deve arrivare da tutte le sportive e gli sportivi italiani e farsi sentire in modo chiaro: lo sport non può essere veicolo di messaggi sessisti, ma deve essere l'alfiere di una parità di genere che ancora manca nel nostro Paese.”

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